4 febbraio 2005

I NOSTRI EROI

Eroi dell'Iliade ed eroie dei nostri giorni

Un lavoro in classe, un’attualizzazione degli eroi dell’Iliade, mi ha fatto riflettere sul concetto di eroe. Il mio gruppo di lavoro ha scelto di lavorare su Ettore, l’eroe troiano.

Mi ha molto colpito la proposta di attualizzazione dell’eroe che hanno proposto le mie compagne, secondo le quali un eroe della portata di Ettore, morto in duello con Achille, oggi sarebbe… Sergio Muniz, Raoul Bova o Russel Crow. Sergio Muniz?!?!?! E chi è? Uno che “è un eroe” perché ha passato quaranta giorni (più o meno, non lo so perché non ho seguito L’Isola dei Famosi) da solo (solo solo? Siamo sicuri?) su un’isola per guadagnare un sacco di soldi. Nobiltà d’animo, coraggio e valore? Diciamo più sete di guadagno.

Questo non per sminuire Sergio Muniz, ma a me, pensando ad un eroe, verrebbe in mente qualcun altro. Mi sfilano nella mente tanti personaggi, più o meno famosi, che, secondo me, sarebbero da considerare eroi. Persone che hanno dato tutto, spesso la vita, non per una montagna di soldi, ma invece per inseguire ideali di giustizia o qualcosa che comunque ritenevano giusto, in cui credevano veramente.

Tanti, forse troppi. Persone che dovrebbero essere un modello per noi, che sono veramente degli eroi. Sinceramente, io non vorrei aspirare ad essere come Sergio Muniz, senza nulla togliere a Sergio Muniz.

La cronaca di settimana scorsa mi fa venire in mente i nostri soldati in missione di pace in Iraq, con l’obiettivo di portare aiuto agli abitanti di una terra martoriata dalla guerra, dalla guerriglia, dagli attentati, dalla violenza. “Luoghi pieni di storia che la pochezza degli uomini rende infelice”. Così aveva descritto l’Iraq Giuseppe Coletta, uno dei 19 italiani morti a Nassirya. È lui uno degli eroi di cui vorrei parlare. Coletta aveva 38 anni, quel maledetto 11 novembre 2003, quando morì con i compagni in quell’attentato nella terra dove erano andati a portare aiuto. A Coletta era morto a causa di un male incurabile il figlio di sei anni, ma non si era perso d’animo e aveva deciso di aiutare gli altri bambini, quelli più sfortunati, cui mandava vestiti e generi alimentari.

Ma, tornando alla cronaca, anche Simone Cola, il militare morto venerdì scorso in Iraq; anche lui era andato lì per aiutare, e invece è morto. Per rimanere all’Iraq, anche le due Simone rapite in Iraq a settembre. Erano andate in Iraq per portare il loro aiuto, per occuparsi dei bambini, piccole vittime ancora più innocenti che subiscono i danni della guerra senza avere colpa.

Ma poi ce ne sono altri, tanti altri, di eroi.

Mi viene da pensare ai vigili del fuoco che morirono nel crollo della Torri Gemelle a New York per salvare tanti innocenti che erano stati colpiti dalla furia omicida di altri uomini. E loro, che non avevano colpe e sarebbero potuti sopravvivere alla tragedia, invece non hanno esitato ad intervenire, pur sapendo di rischiare la vita.

E poi tutti i magistrati e i poliziotti che inseguendo un ideale di giustizia, pur sapendo di rischiare la vita, sono andati avanti a indagare e a portare alla luce verità scomode, come Falcone, Borsellino e tanti altri.

Ma anche quei poliziotti, carabinieri, finanzieri… che semplicemente sono intervenuti a salvare qualcuno da una sparatoria, in una rapina in banca, in una rissa, e magari ci hanno rimesso la vita, solo per aver fatto il loro lavoro, fino in fondo, con coraggio, senza averci pensato due volte a fare quello che loro ritenevano giusto.

E come non ricordare i medici che portano il loro aiuto in zone devastate dalla guerra, e che mentre curano le ferite della guerra, delle bombe, delle mine, potrebbero essere colpiti da un momento all’altro da una bomba o da un proiettile. Rischi del mestiere, si dice. Sì, ma quello, come quello degli altri “eroi” di oggi, è solo un mestiere, talvolta, fra l’altro, anche sottopagato?

Vorrei chiudere, anche se so di essermi certamente dimenticato di qualche “eroe”, con i giornalisti morti in guerra o comunque in zone colpite da situazioni difficili, semplicemente per aver voluto comunicare al mondo quello che succede, di terribile e sconosciuto, magari in terre lontane.

Ecco a chi vorrei assomigliare. E voi, chi considerate un eroe? Sergio Muniz?

Simone Storti

simone@alocin.it