8 maggio 2005

PENA DI MORTE, INNOCENZA E COLPEVOLEZZA

Una notizia terrificante, spaventevole, oggi ha riportatO all'attenzione di tutti la questione della condanna a morte.

La notizia parla di Rocco Barnabei, il trentatreenne italo-americano condannato a morte il 14 settembre 2000, che forse era innocente. Forse era stato falsificato un test del dna. Un errore, se non un complotto. Fatto sta che un uomo è stato condannato a morte e oggi, oltre 4 anni dopo, si scopre che forse era innocente.

Adesso ci saranno tante indagini, come è giusto e doveroso ce ne siano, ma se anche si dovesse trovare il colpevole dell'errore (o del complotto) questo non riporterebbe lo stesso alla vita un uomo ucciso ingiustamente, perchè non colpevole.

A questo punto viene da chiedersi un'altra cosa: se fosse stato colpevole sarebbe stato comunque giusto ucciderlo?

Qui si riapre il dibattito sulla pena di morte. Vorrei fare quindi qualche riflessione.

Se si condanna un uomo perchè ha ucciso una persona,  ci si può poi macchiare della sua stessa colpa e ucciderlo? Oggi, nel 2005, è valida ancora la legge del taglione, per cui se tu mi cavi un occhio io lo cavo a te e se io ti spezzo un braccio tu lo spezzi a me? La legge del taglione, quella di Hammurabi, risale al 1750 a.C. 3600 anni di storia non ci hanno insegnato niente? In 3600 anni l'umanità non è progredita neanche un po'? Oggi non viviamo in un mondo civile????

Io adesso vorrei dirvi la mia opinione, che siete liberi di condividere o no, o magari solo in parte.

Io penso che nessuno, e dico nessun uomo abbia il diritto e il potere di togliere la vita ad un suo simile, ad un uomo come lui. Questo, penso, è valido sia per gli assassini che per lo Stato, che in quanto fatto di persone e di umani, non ha il diritto di ucciderne altri.

Non mi sto riferendo adesso ai casi in cui (come Barnabei) si scopre che forse i condannati erano in realtà innocenti, ma a quelli in cui la colpevolezza è accertata. Come si può punire una persona per un reato e poi ripeterlo, condannandolo a morte? Chi dà ad un uomo il diritto di mettere fine all'esistenza di un suo simile semplicemente perchè ha sbagliato?

Tante volte, quando si sente parlare di colpe tanto gravi o di assassini lasciati in libertà che tornano a colpire, si sente dire: "Avrebbero dovuto condannarlo alla pena di morte, così non avrebbe più colpito nessuno", o "Quello lì sarebbe da mettere al muro senza tante parole...". Penso che in realtà queste siano frasi dette sull'onda dell'emozione e della rabbia che certe notizie scatenano, ma che molti di quelli che le dicono non le pensino veramente.

C'è poi la questione della colpevolezza o dell'innocenza e degli errori che ne possono derivare. Qui in Italia, come si è visto nel film trasmesso settimana scorsa da RaiUno "L'uomo sbagliato", se qualcuno è condannato ingiustamente, può capitare che passi degli anni in carcere, additato come colpevole, ma vivo. Una volta scoperta la verità, tante scuse e torna a fare la sua vita, anche se non sarà facile riprendere la normalità. Negli Stati Uniti, invece, dove c'è la pena di morte, se un condannato viene giustiziato (che brutto verbo, giustiziare: mette insieme la pena di morte e la giustizia, due concetti che secondo me per natura non possono stare insieme) e dopo anni si scopre che invece era innocente, le scuse alla famiglia sono sempre possibili , ma niente e nessuno riporterò mai in vita un uomo ucciso ingiustamente dallo Stato.

Tornando al caso Baranbei, non oso immaginare come devono essere state tragiche le ore che hanno preceduto la sua condanna a morte. Già per un condannato colpevole sono momenti tragici, ma forse uno che ha ammesso le proprie colpe accetta la morte con rassegnazione e "accetta" di "scontare" la sua colpa, ma uno che nella sua coscienza sa di essere innocente e non è ascoltato (come Barnabei che, morendo, sapeva, almeno lui, di essere innocente o colpevole) sicuramente vive con maggiore ansia e dolore, oltre che una buona e legittima dose di rabbia, questi momenti. Provo un grave senso di rabbia e di ingiustizia pensare a un uomo, detenuto in un braccio della morte, ad aspettare la sua fine pur essendo innocente, senza riuscire a raccontare al mondo come sono andate veramente le cose, senza essere ascoltato quando dice "sono innocente!". Come se tutte le voci sovrastassero la sua e lui provasse a urlare per farsi sentire, ma non ci riuscisse.

E' terribile pensare ad una cosa del genere.

Se siete contro la pena di morte, o comunque volete saperne di più, visitate www.nessunotocchicaino.it.

Per quanto riguarda il caso Barnabei, vi consiglio di leggere due articoli molto toccanti, con la terrificante testimonianza di chi ha assistito alla sua esecuzione: http://www.corriere.it/speciali/barnabei/farkas7.html, http://www.corriere.it/speciali/barnabei/green.html.

Simone Storti

simone@alocin.it