12 maggio 2005

Il problema dell'archiviazione e del trattamento delle immagini

FOTO DIGITALE, LARGO AI FILE "APERTI"

Nasce OpenRaw.org, un gruppo di pressione che chiede

standard comuni e la garanzia di poter preservare gli scatti nel tempo

Dopo il clic, l’immagine deve essere patrimonio dell’autore dello scatto. E’ questo il semplice principio che ha animato una cordata di fotografi coalizzatisi nell'Open Raw Working Group e, attraverso un sito Internet, contro i costruttori di apparecchi fotografici. Chiedono di poter utilizzare e condividere liberamente i propri dati. E lo fanno con un gruppo di pressione, che mira a mettere un po’ d’ordine nella situazione di caos e incompatibilità tra i formati delle macchine digitali.

OpenRaw.org, l’iniziativa cui hanno dato vita, raccoglie commenti e suggerimenti da esperti e appassionati di tutto il mondo e si rivolge ai produttori ai quali chiede di diffondere le specifiche relative alle rispettive versioni proprietarie dei file Raw. «Raw» è il nome di un formato, come «Tiff» e «Jpeg», creato dai produttori di macchine fotografiche per contenere i dati di una macchina digitale. E’ una delle opzioni per il salvataggio e l’immagazzinamento delle immagini. Ed è un po’ l’equivalente del vecchio «negativo» delle macchine a pellicola, in quanto consente di intervenire sulle foto «grezze», ottenendo immagini fedeli, complete e non ritoccate in automatico dall’apparecchio.

Al momento, ogni formato Raw è proprietario – a differenza dei Tiff e Jpeg - quindi varia a seconda dei diversi modelli di macchina fotografica. I professionisti che hanno dato vita a OpenRaw sono preoccupati dal fatto che, senza un software comune, in grado di leggere tutte le immagini «Raw», innumerevoli scatti andranno perduti; accusano i produttori di nascondere dati; e di diminuire l’assistenza per motivi di gestione finanziaria, abbandonando le installazioni.

Dato, insomma, che i sistemi cambiano, mano a mano che vengono immessi sul mercato nuovi modelli, il timore è che diventi problematico recuperare foto scattate qualche anno fa. E’ appena successo con un modello Canon, il D30: le immagini ad alta qualità che genera questo apparecchio - che ha solo cinque anni di vita - non sono più supportate dall’ultima versione del programma di elaborazione grafica fornito dalla casa.

OpenRaw cerca dunque la collaborazione dei produttori per salvare dall’oblio tecnologico le foto scattate in passato e per avere il controllo su come le immagini vengono elaborate, senza inutili lucchetti e senza «tasse» per l’utente. Non parlano di concorrenza sleale, ma limitare la scelta degli strumenti per la gestione delle immagini, costringendo all’acquisto di specifici software, ha esattamente questo sapore.

Antonella De Gregorio
 

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