25 maggio 2005

La capitalizzazione del motore di ricerca a 70 miliardi di dollari

GOOGLE, PROVE GENERALI PER DIVENTARE PORTALE

Dal servizio di posta Gmail alla home page personalizzata:

c'è l'innovazione continua dietro al successo dell'azienda americana

Alla chiusura di martedì sera, a Wall Street, le azioni di Google valevano 256 dollari l’una, ovvero dieci volte quelle di Microsoft. Il che significa che la capitalizzazione del popolare motore di ricerca è attualmente di 70 miliardi di dollari. Sconvolgente, roba da New Economy, per un’azienda il cui fatturato annuo è stato di 3 miliardi. A spingere in alto il titolo sono le voci secondo cui Google verrebbe presto inserito nell’indice S&P, il che costituirebbe un ulteriore apprezzamento per una società che dal suo debutto in borsa di un anno fa (avvenuto prudenzialmente a 85 dollari), ha continuato non solo a fare utili, ma anche a crescere di valore agli occhi degli investitori.

Ma dietro il travolgente successo non c’è solo la finanza, quanto la realtà di un’azienda che continua a innovare, con un modo di procedere relativamente anomalo che ad alcuni appare bizzarro, ma che gli utenti sembrano apprezzare. Se altri motori di ricerca e fornitori di servizi web vanno per ondate e nuove release dei loro prodotti, Google procede invece per innovazioni incrementali, tra l’altro nemmeno troppo pubblicizzate; il marketing lascia che siano i suoi stessi utilizzatori a farlo, con il passa parola. Il caso più evidente è il suo ottimo servizio di posta elettronica, chiamato Gmail. Quando debuttò era in «beta release», ovvero in una versione preliminare in attesa di collaudo e miglioramenti. Alcuni di questi sono avvenuti, ma tuttora non è aperto al grande pubblico: si può avere una casella di posta Gmail solo se si è invitati da qualcuno che già ce l’ha.

Che razza di politica commerciale è mai questa? Eppure funziona, se comunque gli utenti sono milioni (il passa parola è comunque virale) e magari ancor più gratificati dall’essere parte di un circuito che «non è per tutti». Nel frattempo la dimensione della casella di posta messa a disposizione di ogni membro è passata da uno a due gigabyte, con un gesto di gratuita quanto interessata benevolenza. L’interesse di Google in questo caso è di accrescere il numero dei suoi utenti che rende più appetibili le sue pagine e i suoi servizi per gli inserzionisti. Nello stesso tempo ha voluto segnalare ai concorrenti che intende mantenere il primato della casella di posta più grande del mondo (Yahoo! offre un giga). Nei giorni scorsi poi, dai Google Labs è emersa un’altra novità, anch’essa non particolarmente pubblicizzata, ma per ora buttata lì, giusto per vedere sul campo se viene apprezzata oppure no. Dunque andando all’indirizzo www.google.com/ig si trova la possibilità di personalizzare la propria pagina Google. Se normalmente essa è fatta solo dal logo colorato e dalla maschera di ricerca, ora vi si può aggiungere indici di borsa, meteo, news da alcune testate, collegamento a Gmail eccetera.

Non c’è nulla di nuovo concettualmente, dato che già altri servizi web come Yahoo! e Msn offrono simili personalizzazioni, ma in questo caso il fatto significativo è che questa piccola novità potrebbe segnare l’evoluzione di Google verso un vero e proprio portale. Dato che sono così tanti i servizi offerti, perché non aggregarli in un’unica pagina? Non è detto che sia un bene: le Home pages rigonfie di contenuti ormai generano sconcerto e confusione visiva. Soffocamento più che sensazione di libertà. Il successo finora riportato da Google può essere anche dovuto alla essenzialità della sua interfaccia. Talora il di meno è meglio del troppo.

Franco Carlini
 

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