30 maggio 2005

Arresti in Inghilterra e Israele: implicati anche top manager

VIRUS SPIA PER EMAIL: "RUBA SEGRETI AZIENDALI"

Hacker assoldati per battere la concorrenza, in campo 007 informatici

GERUSALEMME - Succede in un Paese dove alcuni 007 sono una leggenda e dove la fama dell’ intelligence rivaleggia con quella della Cia: ma, stavolta, il gioco di spie non mira a rubare informazioni militari, bensì i segreti della grande industria privata. E finisce per mandare in galera alcuni dei più quotati top manager israeliani. Colpevoli di aver assoldato investigatori privati e hacker per meglio reggere il passo della concorrenza. Uno scandalo, «il più grande nella storia d’Israele», che coinvolge colossi nel campo delle telecomunicazioni, come Cellcom e Pelephone (che avrebbero spiato l’avversario Orange) o delle tv satellitari, come Yes. Ma anche uno dei più spettacolari casi di spionaggio industriale, all’epoca delle email, senza distinzione di confini. Perché sono state proprio le email il cavallo di Troia di tutta la (criminale) operazione.

DICIOTTO ARRESTI - E’ domenica mattina, quando la radio annuncia l’arresto di 18 persone (tra loro i dirigenti di un famoso gruppo alimentare e gli unici importatori di Jaguar, Volvo e Honda in Israele, Mayer Cars e Trucks); finiscono in manette anche i capi delle tre maggiori agenzie investigative private israeliane, Modi’in Ezrahi, Krochmal Zvika e Pelosofi Balili. Sono queste ultime che, ingaggiate dalle compagnie, hanno infiltrato decine di computer delle aziende avversarie con «virus» creati ad hoc. In gergo si chiamano «cavalli di Troia»: programmi che, una volta innestati nel sistema, permettono all’«infestatore» di leggerne i contenuti (i file) a distanza, persino di comandare i computer colpiti. E’ questo che è successo nel caso israeliano: decine di «cavalli di Troia» spediti per email (sotto forma di normali attachment di posta) a ignari impiegati si sono trasformati in altrettante cimici piazzate nel cuore informatico delle aziende «osservate».

I CAVALLI DI TROIA - A volte, invece delle email, i cavalli di Troia venivano nascosti su Cd-rom, spediti alle aziende sotto forma di false proposte di contratto. In questo modo sono stati copiati documenti di enorme valore commerciale, poi trasferiti ai clienti-manager. Improbabile, sostiene la polizia, che questi ignorassero la «provenienza illegale» di simile «delicatissimo» materiale. Sembra quasi uno scherzo, ma un sistema che ha prodotto un terremoto nel mondo degli affari israeliano, è stato smascherato per le private lagnanze di uno scrittore abbastanza fallito. Circa sei mesi fa, Amnon Jacont si rivolge alla squadra antifrode di Tel Aviv, perché il romanzo ancora in fieri, che all’infuori di lui nessuno aveva letto, è già pubblicato su Internet. Dà alla polizia anche il nome del sospetto ladro di bozze: Michael Haefrati, 41 anni, suo ex genero; nomade per vocazione (negli ultimi anni ha vissuto tra la Germania e Londra), hacker per fissazione, uno che col computer ci sa fare ben oltre i limiti consentiti. La polizia di Tel Aviv lo conosce già. Tempo fa aveva cercato di vendere proprio a loro un software «infiltra-computer», salvo trovare la loro offerta poco allettante. Così, investigando su una vendetta familiare consumata con il pc, emergono a poco i contorni di relazioni ben più pericolose. Comincia una rincorsa tra guardie e ladri che coinvolgerà, a poco a poco, grande industria, agenti israeliani, Interpol, polizia tedesca e britannica. I primi tasselli vanno a posto venerdì scorso, quando viene annunciato il misteriosissimo arresto a Londra di un hacker israeliano, Michael Haefrati, e di sua moglie Ruthie. Il perché si è capito ieri mattina: per ciascuno dei «virus» venduti, Michael si è fatto pagare 16mila shekel (3.200 euro).

NESSUN ANTIVIRUS - «Non c’è antivirus che possa identificarli - dice l’investigatore israeliano Hindi -, perché Michael ha scritto ogni volta un programma diverso, adattandolo alla compagnia-vittima. Ogni virus ha una specifica impronta, irrintracciabile per i normali sistemi di protezione aziendale». Ieri è stata una valanga; arresti eccellenti, fughe all’estero (diversi sospetti, inclusi top executive , dice la polizia, hanno fatto perdere le proprie tracce all’arresto di Michael), tv e radio a parlare dei miliardi necessari per la sicurezza delle aziende, capitani d’industria a farsi domande sulla perforabilità del sistema produttivo. E tutto, manco fosse un film di Hollywood, innescato da una figura del tutto comprimaria e innocua. Uno scrittore di scarsissimo successo.

Mara Gergolet

da