23 giugno 2005

Nasce dal Web un nuovo modo per fare democrazia

GUANTANAMO SOTTO LA LENTE DEL "WIKI"

Un blog segnala gli abusi a carico dei detenuti della prigione Usa.

I dossier redatti con l'aiuto di un software collaborativo

Fouad Mahoud Hasan al Rabia è un quarantacinquenne kuwaitiano che un tempo ha lavorato come ingegnere alla Kuwaiti Airlines. Da quando è rinchiuso nella prigione americana di Guantanamo (Cuba) con l'accusa di essere un sostenitore di Al Qaida - e di avere addirittura incontrato Osama Bin Laden - ha perso molti chili, ha sofferto di dolori di stomaco ed è caduto in depressione. E' quanto riferisce Elisabeth, nickname di un utente che ha preso in mano la documentazione legale di Fouad per riordinarla e per segnalare gli abusi dell'autorità statunitense. Come lui, molti altri detenuti del famigerato centro Usa accusato da più parti di plateali violazioni dei diritti umani hanno trovato un tutor cibernetico. Qualcuno che attraverso Internet spulcia nei complessi e farraginosi faldoni digitali - faticosamente strappati al governo tramite le procedure del Freedom and Information Act - per far emergere quanto meno una verità legale sulle oscure detenzioni di Guantanamo.

PATROCINIO DAL BASSO - Questa pratica di «patrocinio dal basso» è stata resa possibile grazie a un'applicazione Web a sua volta partecipativa, il software wiki. L'idea - si legge su Wired - è stata lanciata dal gruppo liberal che gravita attorno al blog Daily Kos quando ha deciso di cercare volontari per setacciare le 4mila pagine di documenti raccolte sui prigionieri di Guantanamo tramite l'American Civil Liberties Union, la nota associazione statunitense per i diritti civili. In pratica i partecipanti si dividono la documentazione, leggono la propria porzione, fanno le necessarie verifiche e mettono per iscritto (online) i risultati.

I VOLONTARI - Il software wiki utilizzato - lo stesso reso noto da Wikipedia, l'enciclopedia online redatta dai lettori e continuamente aggiornata - permette a più persone di leggere e correggere gli stessi documenti, senza accavallarsi, favorendo anzi la collaborazione. Il progetto - che nasce dalla volontà di accelerare il lavoro di revisione di informazioni spesso minuziose e difficili da accertare - ha raccolto finora un'ottantina di volontari. I risultati finali verranno ovviamente pubblicati online, mentre gli abusi individuati saranno segnalati alle autorità e ai media. E già c'è chi parla di un cambiamento radicale del modo di «fare democrazia»: da un'applicazione Web innovativa stanno nascendo modelli nuovi e partecipati di controllo e di pressione.

Carola Frediani

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