3 luglio 2005

I legali: ricorreremo alla corte europea

FA CAUSA A 98 ANNI, RINVIO BEFFA AL 2010

Macerata, l'anziana attende giustizia del 1997 per una lite su questioni immbiliari

MILANO - In Italia è noto, scarseggiano gli umoristi. Per forza: c'è chi gli ruba il mestiere. Sentite questa: il Tribunale di Macerata ha fissato la prossima udienza di una causa civile al 25 marzo 2010, ore 9.30. Lo trovate divertente? Be', non è finita. La decisione risale al 2001: il rinvio, quindi, è stato di nove anni. Spassoso? Aspettate, adesso viene il bello. La protagonista della vicenda, Amalia Cuccioletti, ha 98 anni. Farà certamente del suo meglio per esserci, il 25 marzo 2010, e cercherà di arrivare puntuale per le nove e mezza. Ma ci sono buone probabilità che quel giorno sarà affacendata in altre, più celestiali, faccende. Solo P.G. Wodehouse in piena forma, o Achille Campanile, al massimo dell'ispirazione, potevano inventarsi una storia del genere. L'agenzia Ansa li ha battuti, e non ha dovuto inventare niente. Questo rinvio costituisce «un vero e proprio record negativo nazionale raggiunto dal Tribunale di Macerata» dichiara l'avvocato Giacinto Canzona (che immaginiamo si chiamasse così anche prima di questa vicenda).

Pare infatti che il legale abbia presentato numerose istanze per accelerare i tempi, insieme al collega Basilio Cupaiolo. Niente da fare: la signora Cuccioletti sarà costretta a sopravvivere almeno altri cinque anni, se vuole sapere come andrà a finire la causa avviata nel 1997 nei confronti di alcuni parenti per questioni immobiliari. Anzi: ce la metterà tutta. Per irritare i parenti si fa questo e altro. Pare che ci siano alcune questioni pratiche che spiegano - si fa per dire - l’accaduto. Il Tribunale di Macerata - informa l'Ansa - «soffre di pesanti carenze di organico, che in parte saranno ovviate dall’arrivo di due giudici». Potremmo aggiungere che la durata media di un processo civile, in Italia, è sette anni: un tempo che riduce la litigiosità dei più bellicosi tra noi (ma, nello stesso tempo, trasforma i furbi in impuniti). Ed è giusto ricordare che il processo Cuccioletti è solo uno dei nove milioni di processi in attesa di sentenza. Molte famiglie italiane - l'avrete notato - si affezionano alla loro causa come fosse un animale domestico, o un vecchio reumatismo: mandano due bottiglie all'avvocato a Natale, familiarizzano con la controparte, narrano le gesta dei testimoni, che diventano personaggi leggendari.

Ma la signora Cuccioletti, classe 1907, potrebbe non avere tempo per tutto ciò. Pensate: ha attraversato da bambina la Grande Guerra; ha conosciuto, da ragazza, il fascismo; ha visto, ormai donna, la Seconda guerra mondiale. Ha assistito alla liberazione e alla ricostruzione. Ha visto, già anziana, la fine ingloriosa della Prima Repubblica e l'inizio caotico della Seconda. Tutto ha superato, Amalia Cucccioletti: e ora rischia d'essere sgambettata sul traguardo dal Tribunale di Macerata. Davanti a quest'ingiustizia storica, i suoi avvocati stanno preparando la documentazione per un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Un suggerimento, se è consentito: i diritti, in un caso come questo, non basta difenderli. Bisogna venderli: c'è un agente letterario interessato? Ne esce un bel romanzo e, forse, anche un film.

Beppe Severgnini

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