7 luglio 2005

La decisione è stata presa da un gran giurì a Washington

"CIA-GATE", ARRESTATA GIORNALISTA NEGLI USA

Judith Miller, del New York Times, si è rifiutata di rivelare le fonti di un articolo

nel quale svelava l’identità di un agente dei servizi

NEW YORK - La giornalista del New York Times Judith Miller è stata arrestata e confinata in un carcere dell’area di Washington per essersi rifiutata di rivelare a un tribunale le fonti di un articolo nel quale svelava l’identità di un agente dei servizi segreti americani. Lo ha deciso un gran giurì della capitale americana in un caso simbolo sulla difesa della libertà di stampa.

Judith Miller, una delle grandi firme del quotidiano americano potrebbe restere fino a quattro mesi in carcere se non accetterà di collaborare con la magistratura. Mandarla in carcere «crea la possibilità concreta che accetti di testimoniare» ha detto il giudice Thomas Hogan che ha preso la decisione.

IL DIRETTORE DEL NYTIMES - «Judith Miller aveva preso un impegno con la sua fonte è l'ha rispettato fino in fondo», ha detto Bill Keller, il direttore del «New York Times» che, fuori dalla Corte, ha definito la decisione «un raggelante epilogo di un caso estremamente confuso». «Miller non è stata condannata per un reato, le era stato chiesto di testimoniare. Il giudice ha detto che ha le chiavi della sua cella: se parla sarà libera», ha detto Floyd Abrams, un costituzionalista esperto del Primo Emendamento che negli Usa protegge la liberta di espressione e la libertà di stampa.

UN ALTRO GIORNLISTA HA DECISO DI COLLABORARE - Matt Cooper, il giornalista di «Time» coinvolto nel Cia-gate con la Miller, ha accettato invece di testimoniare dopo esser stato liberato dalla sua fonte dal vincolo della segretezza. Cooper ha detto che martedì aveva preparato una dichiarazione in cui confermava la sua intransigenza a non testimoniare, ma che poi la sua fonte «in una successione precipitosa di eventi» gli ha dato, in modo «personale e non ambiguo» via libera a parlare.

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