15 settembre 2005

Stime catastrofiche degli ultimi giorni non sono state accompagnate da spiegazioni adeguate

PANDEMIA DI INFLUENZA AVIARIA, IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Come avviene la pandemia, quali sono i rischi e cosa si può fare

In questi giorni si parla molto di una possibile pandemia di influenza aviaria, ma sono molti i punti poco chiari alla gente comune, anche a causa della confusione creata da cifre enormi che non vengono adeguatamente spiegate.
Iniziamo con una definizione. Una pandemia è un’epidemia di dimensioni mondiali, come fu la “spagnola” che causò moltissimi decessi nel 1918, subito dopo la Prima Guerra Mondiale.

IL VIRUS – Il virus dell’influenza aviaria, che potrebbe creare la pandemia, è l’H5N1. Questo virus non minaccia solo gli uccelli, ma anche l’uomo. Per ora si è verificato solo un centinaio di casi negli esseri umani, solo nel sud-est asiatico e tramite contatto diretto con gli animali infetti. Tuttavia gli esperti temono che presto il virus possa “imparare” a trasmettersi da uomo a uomo. Per ora si sono registrati tre casi sospetti che potrebbero far pensare ad una trasmissione tra uomini del virus. In tutti e tre i casi familiari di persone che si erano infettate stando a contatto con gli animali malati sono stati contagiati dal virus pur non essendo entrati in contatto diretto con gli animali.

IL RISCHIO PANDEMIA – Perché un virus possa provocare una pandemia, è necessario che abbia tre requisiti. Per ora l’H5N1 ne ha solo due e, se non saranno confermati i tre casi sospetti, gli manca il terzo, ovvero la capacità di trasmettersi da uomo a uomo.
H5N1 provoca nei soggetti colpiti polmoniti virali, le stesse che causarono gran parte dei decessi nella pandemia di “spagnola”: oltre la metà dei decessi si verificò nelle persone con maggiori difese immunitarie. Nei casi di polmoniti, molti pazienti devono esseri messe in ventilazione forzata, ma le apparecchiature potrebbero non bastare in caso di pandemia.

ANCHE EUROPA A RISCHIO – Finora la diffusione del virus era stata limitata solo al sud-est asiatico, preoccupando relativamente poco l’Europa. Poi, improvvisamente, una lettera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (Oie) ha avvisato gli Stati europei che nella Siberia meridionale erano stati rinvenuti cadaveri di anatre, morte a causa dell’influenza aviaria: il virus era quindi arrivato sugli Urali, al confine tra l’Asia e l’Europa, e da qui si sarebbe presto diffuso nel Vecchio Continente. Infatti il virus ha raggiunto dall’Asia la Siberia, dove gli uccelli migratori infetti hanno nidificato e incontrato le anatre africane ed europee, anche loro migrate in Siberia per l’estate. Poi gli uccelli sono tornati, dopo un mese di convivenza, nei Paesi d’origine. Ma in un mese il virus ha avuto tutto il tempo di diffondersi e di attaccare le anatre occidentali che adesso tornano in Italia, portando con loro il virus.

MISURE PER PREVENIRE IL CONTAGIO DEGLI ANIMALI – Gli olandesi temono che il guano delle anatre infette possa diffondere il virus cadendo sulle mangiatoie e sul terreno degli allevamenti. Per questo dal 22 agosto il pollame deve stare al coperto e l’esempio olandese è stato presto seguito anche dalla Germania. Gli olandesi in realtà avevano già avuto nel 2003 problemi con l’influenza aviaria, che li aveva costretti all’abbattimento di 31 milioni di volatili; il virus aveva colpito 86 persone e un veterinario era morto.

“ALLEVAMENTI ITALIANI NON A RISCHIO” – In Italia non sono stati adottati provvedimenti riguardo alla copertura degli allevamenti, anche se secondo Stefano Marangon, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie, gli allevamenti italiani sono differenti da quelli olandesi, essendo in gran parte già coperti. Inoltre, sempre secondo Marangon, nessuno dei 1000 esami effettuati sugli uccelli migratori l’anno scorso ha riscontrato la presenza di virus. Nel 1999 l’Italia aveva invece dovuto combattere un’epidemia di H7N1, un ceppo dell’influenza aviaria che aveva colpito allevamenti veneti e lombardi. Per questo gli animali di queste due regioni sono già stati sottoposti nel 2004 ad un vaccino ambivalente che copre l’H7N1 e l’H5N1 e potrebbe essere esteso agli animali di tutti i Paesi coinvolti, nel caso le anatre dovessero risultare infette.
Francesco Amadori, proprietario di una delle maggiori aziende italiane del settore, intervistato da “Primo Piano”, il programma di approfondimento del TG3, ha rassicurato sulla possibilità di diffusione del virus nei suoi allevamenti. Tutti infatti sono coperti e gli animali vengono sottoposti a numerosi controlli veterinari. Nel caso poi della diffusione del virus in uno degli allevamenti, secondo Amadori basterebbe abbattere quell’allevamento, mentre gli altri sarebbero comunque sicuri.

PRECAUZIONI UE – Per precauzione l’UE ha bloccato tutte le importazioni di volatili, uova e piume dai Paesi colpiti dal virus. Mentre i piccioni, che avrebbero potuto essere i principali uccelli a contagiare l’uomo, sono risultati essere refrattari all’infezione.

EMERGENZA PANDEMIA – Ma, in ogni caso, bisogna farsi trovare preparati per la pandemia che, secondo gli esperti, si svilupperà: ormai non è più questione di “se” la pandemia si verificherà ma solo di “quando”; bisogna quindi fare in modo che quando essa avrà luogo possa essere contenuta il più possibile. In Italia a tutti i medici è stato distribuito un libro bianco con le indicazioni sul da farsi nel caso di un’emergenza pandemia. Alle famiglie verrà invece distribuito entro la fine di settembre un opuscolo di 16 pagine, disponibile negli ambulatori dei medici di famiglia, con le informazioni base in caso di emergenza.

SCORTE DI MEDICINALI – L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha consigliato di accantonare scorte di medicinali antivirali, che riducono la risposta del sistema immunitario (evitando così le polmoniti, causate dal sistema immunitario, come avvenne in occasione della “spagnola”) e la trasmissione dell’infezione ad altri. Secondo l’Osm ogni Paese dovrebbe disporre di cicli per coprire il 25% della popolazione, ma non tutti si sono adeguati: l’Italia è all’ultimo posto, con 150.000 cicli, pari allo 0,3%. Se noi italiani siamo quelli che hanno accantonato meno scorte di farmaci, gli olandesi sono i più previdenti, poiché hanno cicli di antivirali tali da coprire il 31,5% della popolazione. Tuttavia il prossimo Consiglio dei Ministri dovrebbe varare l’acquisto di 6 milioni di dosi, pari al 10% della popolazione, allineando le scorte italiane a quelle di altri Paesi europei.

ANTIVIRALI DI PRIMA E SECONDA GENERAZIONE – Gli antivirali detti di “prima generazione” non servono però a combattere l’epidemia, in quanto il virus è diventato resistente a questo tipo di farmaci. Funzionano invece quelli di “seconda generazione”, come l’oseltamivir e lo zanamivir. Il primo, se preso entro 48 ore, può ridurre durata e gravità della malattia. Lo zanamivir, invece, va inalato, e questo potrebbe creare complicazioni nei pazienti con problemi respiratori. Questi due medicinali sono a totale carico del paziente e le dosi disponibili sono poche.

ANTIVIRALI DI TERZA GENERAZIONE – È in arrivo anche la terza generazione di antivirali, che però servono solo nella prima fase dell’infezione: poi tocca ai vaccini. Il Ministero della Salute ha calcolato che il vaccino italiano preparato dalla Chiron sarà pronto 3-4 mesi dopo l’inizio della pandemia, ma potrebbe stimolare gli anticorpi con soli 15 microgrammi di vaccino, consentendo di vaccinare gran parte della popolazione, ma solo mesi dopo l’inizio dell’epidemia.

VACCINO CONTRO INFLUENZA INVERNALE – Il vaccino contro l’influenza invernale non copre l’H5N1, ma può comunque essere utile per evitare la coinfezione dell’influenza stagionale e di quella aviaria. Inoltre essere vaccinati contro l’influenza invernale può aiutare a capire subito, in caso di contagio, di essere stati colpiti dal virus aviario, intervenendo subito con le medicine ed evitando di sprecare farmaci preziosi con pazienti affetti da una semplice influenza stagionale. Tuttavia non è il caso di affrettarsi per la vaccinazione, che si può fare fino a novembre.

LE STIME E I RISCHI – Gli esperti riuniti a Malta per affrontare il problema hanno calcolato che l’emergenza è prevista per questa primavera e dovrebbe colpire, solo in Italia, 16 milioni di persone, tra cui i morti potrebbero essere 150.000. Tuttavia il ministro della Salute Francesco Storace, intervenendo al programma televisivo di Canale 5 “Matrix”, ha invitato a non creare il panico annunciando alla popolazione una catastrofe. Infatti, secondo il Ministro, "c'è stata un po' di superficialità nei dati sulla cosiddetta influenza dei polli: forse qualche esperto ha detto cose inenarrabili".
Inoltre Confagricoltura ha assicurato oggi che le carni avicole italiane sono assolutamente sicure. L’indicazione della provenienza, obbligatoria per alcune categorie di alimenti, non lo è ancora per le carni avicole, ma lo diventerà dalle prossime settimane, consentendo al consumatore di scegliere facilmente i prodotti italiani. Confagricoltura ha ricordato anche che i controlli in Italia sono tra i più capillari in Europa e si svolgono in tutte le fasi dell’allevamento, nei capannoni dove vivono gli animali, sui mangimi e sulle acque di abbeveramento.

È però importante sottolineare che la trasmissione del virus non può avvenire per via alimentare, ovvero mangiando carne e uova, purché siano ben cotti.

Simone Storti

simone@alocin.it

Molte delle informazioni citate nell’articolo sono state tratte dall’inchiesta “L’influenza con le ali” pubblicata da Focus sul numero 156 di ottobre 2005.