6 novembre 2005

LETTERA A COFFERATI - di Beppe Grillo

 

Si parla molto di legalità in questi giorni a Bologna.

E’ un tema sul quale la città cerca di chiarirsi le idee.

Cos’è alla fine la legalità se non un insieme di regole da rispettare che ci si dà per stare insieme?

E se si dice che bisogna combattere l’illegalità come si fa a non essere d’accordo?

Ma i problemi arrivano quando ci si domanda da dove cominciare.

Siamo sicuri che tutte le situazioni illegali debbano essere poste sullo stesso piano e meritino identico trattamento?

Si può delinquere per miseria o per collusioni mafiose, i motivi del reato non possono essere messi da parte.

Non si può partire, sperando di vincere la battaglia per la legalità, con una crociata contro i lavavetri e le occupazioni abusive.

Consigli a Cofferati?

Se questa prova di forza di legalità:

fosse preceduta da una applicazione della giustizia anche a chi a questa si sottrae con leggi ad hoc e ex-Cirielli,
fosse preceduta da un pari furore nei confronti dei condannati in via definitiva che siedono in Parlamento,
fosse preceduta dalla condanna totale e definitiva della privatizzazione dell’acqua,
fosse preceduta dalla rimozione immediata di Fazio e dalla riforma di questa finanza di predoni.

Ecco, allora la capirei, così no.

Lei potrebbe rispondermi che fa il sindaco e che non può occuparsi di tutto.

Vero.

Ma questo ai cittadini italiani non interessa, lei rappresenta l’opposizione più di Fassino, di D’Alema, di Prodi e del Circo Barnum che gira intorno all’Unione.

L’Italia oggi puzza dalla testa, è lì che va applicata la legalità prima che ai lavavetri.

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