4 dicembre 2005
Nove mesi dopo il caso di Terri Schiavo si riapre il dibattito sull'eutanasia
USA, BAMBINA DI 11 ANNI COME TERRI SCHIAVO
Il padre adottivo, che si oppone all'interruzione dell'alimentazione artificiale,
è accusato di aver ridotto la bambina in fin di vita
NEW YORK (Stati Uniti) - Nove mesi dopo il caso di Terri Schiavo, in America si riapre il dibattito etico-giuridico sull'eutanasia. A riportare alla luce l'argomento è il caso di Haleigh Poutre, una ragazzina di 11 anni del Massachussets, ridotta in stato vegetativo dalle percosse dei genitori adottivi. Questo nuovo caso potrebbe, però rivelarsi più complicato di quello della donna, da anni in stato vegetativo permanente irreversibile, lasciata morire d'inedia in Florida la primavera scorsa dopo una lunghissima battaglia tra il marito che, con il consenso della magistratura, voleva staccarle il tubo dell'alimentazione forzata, e la famiglia, che si opponeva. La complicazione del nuovo caso riguarda la responsabilità del padre della bambina, che si oppone al distaccamento del tubo, nell'averla ridotta in quello stato picchiandola. Se la bambina venisse lasciata morire, il padre adottivo ne diverrebbe l'assassino: egli quindi battendosi per la vita della bambina si batte anche per se stesso.
A quattro anni la bambina era stata sottratta alla madre
naturale, ritenuta incapace di prendersene cura, e affidata alla zia, che a
sette anni l'ha legalmente adottata, dandole il cognome del primo marito. Quando
Haleigh aveva 10 anni sul suo corpo erano state notate numerose ferite ed
echimosi, ma il dipartimento dei servizi sociali, dopo aver indagato, aveva
concluso che fossero state autoinflitte e lo stesso aveva confermato la madre
adottiva. L'11 settembre la bambina era stata portata in ospedale in fin di
vita. Da allora si trova in uno stato vegetativo che i medici ritengono
persistente e irreversibile. Questa volta però nessuno ha creduto che fosse
stata la bambina stessa a ferirsi, e i sospetti erano caduti sui genitori
adottivi, che si erano dichiarati innocenti. Il 22 settembre la madre adottiva è
morta in circostanze sospette, dopo essere uscita dietro cauzione dal carcere
dove era stata rinchiusa due giorni prima, mentre il padre adottivo continua a
dichiararsi innocente. La madre biologica della bambina e i servizi sociali
dello Stato, a cui la bambina è ora affidata legalmente, chiedono che il tubo
sia staccato, mentre il padre adottivo si oppone, per motivazioni etiche ma
anche, si pensa, per evitare l'accusa di omicidio. I medici non sono tuttavia
concordi sull'irreversibilità delle condizioni della bambina e sull'eticità
dell'interruzione dell'alimentazione: alcuni sono favorevoli a staccare il tubo
della respirazione, operazione a cui la bambina potrebbe sopravvivere, ma non di
quello dell'alimentazione. Su questo e sul fatto che la bambina sia cattolica, e
quindi sul fatto che la sua religione vieti l'eutanasia, si basano i legali del
padre adottivo, che continua a proclamarsi innocente. Alcuni testimoni, come una
baby sitter, hanno dichiarato di aver assistito a terribili abusi della madre
adottiva sulla bambina.
Simone Storti