8 novembre 2005

vedi pag. 403

IL VI LIBRO DELL'ENEIDE

Nel VI libro dell’Eneide Virgilio racconta che Enea arriva a Cuma, dove incontra la Sibilla che, interrogata, profetizza quello che avverrà. Quindi, la Sibilla accompagna Enea nell’oltretomba, le cui porte si trovano proprio a Cuma, dove Enea, grazie all’utilizzo di oggetti sacri (come un rametto di alloro), riesce ad entrare nell’aldilà.

I precedenti epici dell’oltretomba

Nell’Iliade l’idea dell’oltretomba era molto vaga: con dei sacrifici vengono richiamate le anime di alcuni defunti, ma l’aldilà è visto come buio e senza speranza. Nell’Odissea Ulisse aveva sacrificato degli animali e le anime dei defunti, nutrendosi del sangue delle vittime immolate, erano uscite e avevano parlato con lui. L’oltretomba è sempre buio e, anche se vi sono riferimenti alla sofferenza eterna, non presenta punizioni o premi per i buoni e per i cattivi.

L’oltretomba in Virgilio

In Virgilio la visione dell’aldilà è invece molto diversa, anche perché tra l’epoca di Omero e quella di Virgilio avevano avuto luogo numerosi cambiamenti culturali. In particolare, la filosofia greca si era occupata dell’escatologia, ovvero di quello che sarebbe accaduto dopo la fine di tutto. Inoltre in tutto il Mediterraneo agli dei tradizionali si erano affiancate religioni nuove che avevano proposto percorsi per una salvezza ultraterrena individuale, che si sarebbe raggiunta con un comportamento corretto. A questo Virigilio aggiunge anche la sua credenza personale che Roma sia stata fondata con l’obiettivo di portare pace. L’oltretomba virigliano, quindi, distingue nettamente i buoni (premiati nei Campi Elisi, rappresentato come locus amoenus) dai cattivi (puniti nel Tartaro). Per coloro che non hanno ancora scelto nettamente tra bene e male c’è la possibilità della reincarnazione: nella sua visita all’oltretomba, Enea vede una fila di anime che attendono di bere l’acqua del fiume Lete, che farà loro dimenticare la vita precedente, dando così la possibilità di reincarnarsi. Per la reincarnazione Virgilio si ispira alle teorie filosofico-religiose orfiche e pitagoriche, che credevano appunto nella reincarnazione.

Enea nell’oltretomba

Nel sesto libro, quello centrale e quindi molto importante, Enea incontra nell’aldilà il padre Anchise, che gli presenta le anime che, dopo essersi reincarnate, faranno grande Roma: Cesare, Pompeo, Marcello, Augusto. È uno dei passi in cui Virgilio, nel raccontare la storia di Enea, celebra Roma.

Le novità dell’oltretomba virgiliana

L’oltretomba descritta da Virgilio presenta numerose novità, tra cui l’immortalità dell’anima, il premio o il castigo che nell’aldilà corrispondono al comportamento in vita, il fatto che la volontà degli dei possa far scaturire dal male qualcosa di buono, l’invito ottimista a fidarsi della provvidenza, nonostante il poeta sia generalmente pessimista.