24 gennaio 2005

TRIBUNALI E PROCESSI (1)

dikasterion = tribunale.

Magistrato: nell’antichità indicava qualunque carica politica.

La ricostruzione dei tribunali e dei processi è avvenuta tramite testi che non avevano questo intento. In particolare, con la commedia di Aristofane “Le vespe”.

Logografo: scrittore di discorsi che poi erano letti dagli imputati o dagli accusatori al posto dell’odierno ruolo dell’avvocato. Lisia e Demostene furono i due principali logografi, anche e quest’ultimo fu anche un oratore.

La magistratura più antica e famosa è l’Areopago, che privilegiava gli aristocratici, in quanto era formato da ex arconti, tutti nobili. Giudicava reati molto gravi, come l’omicidio volontario, l’incendio della città, i ferimenti (spesso si moriva a causa delle infezioni).

Per quanto riguarda il tribunale popolare dell’Eliea i giudici venivano sorteggiati ed erano 6000 all’anno. Erano sorteggiati ogni giorno per evitare la corruzione. I giudici venivano pagati (prima 2 e poi 3 oboli, quindi mezza dracma). Il compenso era comunque basso e solitamente accettavano di fare i giudici solo i poveri e gli anziani, quelli cioè che non avevano possibilità di fare altro. Non esistevano gli avvocati e ci si arrangiava, per l’accusa e la difesa, con i discorsi scritti dai logografi.

Il processo avveniva in tre parti:

  1. il discorso dell’accusa;

  2. il discorso della difesa;

  3. l’interrogatorio dei testimoni, interrogati solo dalla parte che li chiamava. Non tutti i testimoni avevano pari valore: le donne non potevano parlare da sole ma avevano bisogno del tutore, i meteci del patrono, gli stranieri del prosseno (console, cittadino ateniese che si occupava degli abitanti stranieri); per gli schiavi parlava il padrone, mentre la loro testimonianza diretta era accettata solo sotto tortura.

Sicofante: letteralmente, significa “colui che denuncia il contrabbando dei fichi”. Erano coloro che denunciavano e intervenivano anche nei processi per testimoniare. Alcuni però lo facevano di mestiere e non dicevano la verità. Il termine era dispregiativo. Per questo si puniva con una multa di 1000 dracme chi denunciava qualcuno e non portava avanti la denuncia o chi dopo aver accusato qualcuno non avesse ottenuto almeno 1/5 dei voti dei giudici a suo favore.

Il giudizio del tribunale era fatto in giornata, perchè ogni giorno i giudici venivano cambiati.

Il voto dei giudici era segreto e avveniva con palline bianche o nere sia nell’Eliea che nell’Areopago. Davanti all’ecclesia si poteva chiedere un voto aperto per alzata di mano, e questo, anche se era solo un parere, poteva servire all’accusatore per dimostrare la propria correttezza davanti a tutti. Era quindi importante l’opinione pubblica.

Ogni cittadino era coinvolto, con un principio molto democratico. La storia insegna tuttavia che spesso il tribunale venne usato per scopi politici per eliminare gli avversari. C’erano due tipi di cause:

Oggi i giudici non sono estratti a sorte, ma per diventarlo i laureati in giurisprudenza devono superare dei concorsi. Gli odierni giudici lo sono a vita. Oggi il magistrato è solo un giudice, anticamente era un politico.

La corruzione è oggi punita come un reato. Per gli errori si può essere puniti con traferimenti, sospensioni, destituzioni. Oggi esistono gli avvocati e si è obbligati ad averne uno, non è possibile l’autodifesa, consentita solo davanti al giudice di pace, che tratta cause civili con un valore non superiore a 1000 euro. Per quanto riguarda il diritto penale il giudice di pace può decidere solo per cause che non prevedono la detenzione ma l’affido ai servizi sociali.

Nel processo civile l’attore ha bisogno di un avvocato contro il convenuto in giudizio, che a sua volta deve nominare un difensore. Il giudice è un terzo imparziale, “arbitro” della causa.

In Italia non c’è la giuria, presente solo nelle corti statunitensi. Solo la corte D’Assise, una corte penale che giudica per reati gravi con pena prevista superiore ai 24 anni di carcere, ha una giuria che però non emette la decisione, ma solo un parere che non vincola in nessun modo la decisione finale: non è un organo deliberante ma solo consultivo.

Nelle corti penali ordinarie ci sono 3 giudici, mentre nelle corti d’Assise e d’Appello i giudici sono 5. Possono esserci tuttavia processi con un giudice monocratico (cioè che decide da solo, senza far parte di un collegio) anche se ciò può avvenire solo nei processi civili e penali, ma non nella Corte d'Assise e nella Corte d'Appello, né nei processi amministrativi, dove la corte è sempre formata da almeno 3 giudici.

Per quanto riguarda il processo penale c’è un imputato, mente l’accusa non è qualcun altro, ma bensì lo Stato, tramite la Procura della Repubblica con il Pubblico Ministero, l’organo dello Stato che garantisce il diritto dello Stato stesso a punire i colpevoli.

Nelle cause civili i testimoni sono chiamati dall'attore o dal convenuto, mentre in quelle civili sono chiamati dal PM o dall'imputato. Chi testimonia il falso può essere processato per direttissima se viene scoperto nel corso del processo oppure con un normale processo se la falsa testimonianza è scoperta dopo la fine del processo.

Tutti i processi si concludono con una sentenza.