27 maggio 2005

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LA SECONDA GUERRA PUNICA

Alla fine delle prima guerra punica i Cartaginesi erano stato schiacciati. A Cartagine vi era una divisione tra gli aristocratici, che non volevano riprendere la guerra, e il resto della popolazione, con una fazione guidata dalla potente famiglia Barca, che pensava che la città sarebbe dovuta crescere economicamente conquistando nuove basi commerciali.

Così i Cartaginesi, capeggiati da un esponente dei Barca, Annibale, occuparono per prima cosa i territori costieri della Spagna meridionale e siglarono un accordo con i Romani, stabilendo il fiume Ebro come confine delle due aree d’influenza cartaginese e romana.

I Romani avevano 2 punti deboli: da un lato i Galli, vinti e colonizzati, che però non si sentivano Romani, dall’altro la Dalmazia, anch’essa conquistata, era vicino ai Macedoni, che non vedevano bene l’espansione romana.

Annibale voleva portare la guerra in Italia, ma non via mare, bensì cogliendo i Romani alla sprovvista da nord.

Casus belli: nel 219 a.C. Annibale assediò Sagunto, città spagnola alleata dei Romani ma nella zona d’influenza cartaginese, che chiese aiuto ai Romani. In Senato hanno luogo molte discussioni e intanto Sagunto venne presa. In pochi mesi Annibale attraversò la Spagna e la Francia e, passate la Alpi, arrivò nella pianura padana. Egli contava sul fatto che gli alleati dei Romani avrebbero visto lui come un liberatore. Questa sua convinzione era vera solo per alcuni popoli, come i Galli, che essendo stati appena conquistati non si sentivano Romani e si allearono ad Annibale, ma non per gli altri che, sentendosi Romani, non tradirono Roma.

Nel 218 a.C. nelle battaglie del Ticino e del Trebbia Annibale vinse, poiché i Romani erano stati presi alla sprovvista. Nel 217 a.C. anche la battaglia del Trasimeno fu vinta da Annibale. Dopo questa sconfitta fu nominato il dittatore Quinto Fabio Massimo, detto “Cunctator = temporeggiatore”, perché non affrontò in campo aperto il nemico, ma organizzò una guerriglia.

Nel 216 a.C. furono nominati consoli Lucio Emilio Paolo e Terenzio Varrone; riguardo alla guerra di due non sono d’accordo e prevale Varrone, che è per lo scontro aperto. A Canne l’esercito romano fu annientato e nella battaglia morì anche Lucio Emilio Paolo. Annibale non aveva però più risorse e si rifugia a Capua, città traditrice, non osando puntare su Roma. Lì radunò l’esercito. Da Cartagine, nel frattempo, non vengono mandate le truppe mercenarie richieste da Annibale e si pensa inoltre di abbandonare il comandante in Italia senza aiutarlo.

Quelli seguenti sono anni difficili anche a Roma, dove sia nel 214 che nel 215 a.C. viene eletto console Quinto Fabio Massimo, trasgredendo il principio dell’annualità delle cariche che impediva ad un uomo di ricoprire più volte di seguito la stessa carica. Oltre a Capua, anche Siracusa tradì Roma. I Romani intanto intercettano i messaggi scambiati tra Annibale e i Macedoni, che volevano portargli aiuto, impedendo che ciò avvenga.
Il romano Publio Cornelio Scipione fu inviato in Spagna per colpire i possedimenti Cartaginesi e vinse conquistando Cartagena.

Nel 207 a.C. Asdrubale, fratello di Annibale, riuscì a convincere i Cartaginesi a mandare delle truppe in aiuto di Annibale, ma venne intercettato dai Romani sul Metauro e ucciso. Roma riuscì a vincere Siracusa e l’esercito venne spostato in Africa, mentre i Cartaginesi richiamarono Annibale nel 203 a.C. Nel 202 a.C. a Zama ci fu la vittoria decisiva riportata dai Romani guidati da Publio Cornelio Scipione, aiutato dal re dei Numidi, che speravano che il loro aiuto sarebbe stato ricordato dai Romani.