21 settembre 2005

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I GRACCHI

Alla fine del II secolo a.C. la piccola proprietà si trovò in crisi, così molti territori vennero venduti ai latifondisti, con conseguente impoverimento delle campagne. Le ripercussioni coinvolsero anche l’esercito, in quanto la riforma centuriata si basava sulla proprietà e senza i piccoli proprietari mancavano le centurie che le classi medie dovevano fornire.

Inoltre le guerre di espansione fecero aumentare gli schiavi che sostituirono la manodopera salariata grazie al loro costo minore. Tuttavia gli schiavi erano quasi sempre ex combattenti catturati e ciò comportava il rischio di rivolte che avrebbero potuto rivelarsi pericolose.

Ad aggravare la situazione era la condizione degli alleati senza cittadinanza, che avevano molti doveri e pochissimi privilegi, gli unici indispensabili per il “divide et impera” dei Romani. Gli alleati italiani senza cittadinanza tentarono quindi di ottenerla alla fine del II secolo a.C. La loro richiesta sarà accolta solo dopo lo scoppio della guerra “sociale” contro Roma nel 90-88 a.C.: alle città che deporranno le armi verrà concessa la cittadinanza.

Nel 133 a.C. il re Attalo II morì e lasciò il regno di Pergamo in eredità allo Stato Romano, consapevole che altrimenti il suo regno sarebbe stato preso con una guerra. A Numanzia, in Spagna, vincono i Romani.

Nello stesso anno venne eletto tribuno della plebe Tiberio Sempronio Gracco. Egli era un esponente dell’aristocrazia (nipote di Scipione l’Africano) e il tribunato della plebe era un buon modo per farsi conoscere dal popolo e averne l’appoggio per l’elezione nelle successive cariche del cursus honorum. Tiberio Gracco era stato questore in Spagna e si era reso conto della grave situazione in cui versava la popolazione italica. Da tribuno della plebe propose e fece approvare la lex sempronia, un plebiscito che divenne legge secondo quanto stabilito dalla lex ortensia del 287 a.C. La legge di Tiberio prevedeva un censimento di tutto l’ager publicus, anche di quello già occupato. Alle famiglie che ne avevano già ne furono assegnati 500 iugeri per il capofamiglia e 250 per ogni figlio maschio, per un massimo di 1000 iugeri a famiglia. Tiberio aveva calcolato che in questo modo sarebbe avanzato dell’ager publicus che avrebbe potuto essere così distribuito tra i proletari in piccoli terreni. Queste terre erano inalienabili, ovvero non potevano essere vendute o passate in eredità senza l’intervento dello Stato. La riforma di Gracco serviva per dare del terreno da coltivare a tutti perché tutti ne avessero la possibilità e perché il terreno coltivato in piccole proprietà dava più frutti dei latifondi. Tuttavia i proletari, pur avendo il terreno, non avevano i mezzi per coltivarlo. Tiberio aveva inoltre proposto di utilizzare le ricchezze ottenute dal regno di Pergamo per mettere in pratica la legge. Nel 133 a.C. era tribuno insieme a Tiberio Gracco anche Marco Ottavio, che viene corrotto affinché ostacoli la legge, così pone il suo veto alla legge di Tiberio. Gracco tuttavia convocò il concilia plebis e fece votare la deposizione di Marco Ottavio.

Il Senato provocò quindi dei tumulti in città nel corso dei quali Tiberio venne assassinato.

Nel 124 a.C. si candidò al tribunato della plebe Caio Sempronio Gracco, fratello di Tiberio, che venne eletto nel 123 a.C. Egli cercò di far attuare la lex sempronia e aggiunse una lex frumentaria in base alla quale lo Stato doveva fornire grano ai cittadini a prezzo controllato. Emanò inoltre delle leggi per favorire i ceti equestri che desideravano partecipare alla vita politica romana. Ai cavalieri vennero quindi assegnate le sezioni del tribunale che si occupavano del reato di concussione (abuso di potere nella gestione di un incarico pubblico). Un’altra legge concesse ai cavalieri l’appalto per la riscossione delle tasse nel regno di Pergamo.

Caio Gracco si ricandidò anche per il 122, pensando di concedere la cittadinanza a tutti gli abitanti della penisola italica. Il Senato approfittò di questa sua proposta per provocare il malcontento nel popolo. Infatti anche gli italici, diventando cittadini, avrebbero avuto diritto ad una parte dell’ager publicus e in questo modo tutti i cittadini ne avrebbero avuto di meno. Il malcontento era dovuto anche all’intento di Caio di promuovere la fondazione di nuove città assegnando lotti di terre nelle colonie ai proletari, i quali non erano contenti perché non volevano spostarsi da Roma. Per questo, durante una sommossa popolare, Caio fu ucciso.