23 settembre 2005

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MARIO E SILLA

La situazione della Repubblica, già alquanto instabile, fu aggravata da alcune tensioni che si crearono sui confini. Nella Francia meridionale infatti i Celti e i Liguri si ribellarono, ma furono presto domati dai Romani. Era grave invece la situazione in Africa: dopo la distruzione di Cartagine, infatti, avevano permesso l’indipendenza al Regno di Numidia, governato dal re Massinissa. Alla sua morte, gli eredi rimasti erano i due figli e un nipote, così si era pensato di dividere il regno in tre parti. Il nipote, Giugurta, era però riuscito ad uccidere uno dei due cugini e così l’altro, Aberbale, aveva chiesto aiuto ai Romani.

All’interno di Roma la situazione era particolarmente caotica, in quanto alle tensioni sociali si erano aggiunte quelle politiche. Si erano infatti formate due fazioni contrapposte:

Quindi, a causa della situazione interna caotica, l’intervento in Africa si rivelò lento. I Populares ottennero l’invio di un uomo da loro sostenuto, Caio Mario.

Caio Mario era un homo novus, cioè per primo nella sua famiglia aveva avuto accesso al cursus honorum. Gli homines novi erano comunque sostenuti da famiglie potenti, i Metalli nel caso di Caio Mario.

Egli venne quindi inviato come generale contro Giugurta e la guerra si rivelò essere non semplice. L’esercito di Mario era formato da nullatenenti, in seguito alla riforma militare da lui stesso ideata. Grazie a questa riforma lo Stato forniva stipendio e armature ai cittadini che volevano fare carriere nell’esercito e quindi diventare soldati professionisti. La riforma dell’esercitò era però anche una riforma sociale, in quanto fu un nuovo modo per trovare spazio nella vita politica, oltre che per arricchirsi. Inoltre i soldati professionisti erano addestrati meglio e quindi i risultati furono migliori. Ci furono tuttavia anche alcune conseguenze negative per la Repubblica, soprattutto il legame stretto che i soldati professionisti avevano non con “il comandante” ma con “Mario”, che può contare in ogni caso sull’esercito che lo segue.

La guerra tuttavia durò alcuni anni senza che si arrivasse ad una vittoria definitiva. Silla, appartenente ad una potente famiglia romana, fu mandato come luogotenente di Mario e grazie al suo intervento, corrompendo i compagni di Giugurta, il nemico fu avvelenato. Nella battaglia del 104 a.C., quindi, l’esercito nemico senza re fu battuto.

Mario tornò a Roma e sconfisse i Teutoni ad Acquae Sextiae nel 102 a.C., mentre nel 101 sconfisse i Cimbri ai Campi Riudii. Dopo queste due vittorie, si ritirò a vita privata. Infatti erano scoppiate delle tensioni tra Optimates e Populares e Mario sapeva di non essere più appoggiato dai Populares. Nel frattempo scoppiò la “guerra sociale” (ovvero dei socii, gli alleati), che durò dal 101 al 90 a.C. In questo decennio molto confuso furono riproposte le leggi di Caio Gracco che favorivano i socii concedendogli la cittadinanza, ma il Senato riuscì a mettere a tacere con la violenza Druso, il tribuno della plebe che le proponeva. A Roma e nei territori circostanti continua la guerriglia. Nel 90 a.C. i socii crearono uno “Stato nello Stato”, rifiutando di pagare le tasse se non avessero ottenuto la cittadinanza e scegliendo dei propri magistrati. Roma cominciò a combattere contro i socii che si erano ribellati, ma poi nell’89 propose di concedere la cittadinanza a tutte le città alleate che avessero deposto le armi. La guerra sociale si concluse sono nell’88, quando le ultime città deposero le armi. Tutti i popoli della penisola italica avevano adesso la cittadinanza.

L’88 fu tuttavia un anno drammatico. Mitridate, re del Ponto, tentò di approfittare della situazione guidando una rivolta delle popolazioni asiatiche contro Roma. Quindi, senza alcuna dichiarazione si guerra, tutti i cittadini Romani che si trovavano in Asia furono massacrati.

I Populares avrebbero voluto mandare Mario per domare la rivolta, ma il Senato inviò Silla. Tuttavia a Roma scoppiarono delle insurrezioni e Silla, per andare lui contro Mitridate, marciò per la prima volta su Roma con l’esercito, oltrepassando il pomerium, scontrandosi contro i sostenitori di Mario, che fuggì mentre i suoi vennero sconfitti. Silla combatté contro Mitridate, ma intanto a Roma i suoi pochi seguaci rimasti (gli altri erano in guerra con lui) furono massacrati da quelli di Mario, che controllavano il potere.