30 settembre 2005
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LA RIFORMA SILLA
Mentre Silla combatteva contro Mitridate, a Roma il potere era detenuto dai Mariani. Furono affisse nel foro le liste di proscrizione, ovvero liste di persone considerate avversarie che potevano essere uccise da chiunque. Coloro che erano iscritti nelle liste non erano più tutelati da nessuno: chiunque era autorizzato a ucciderli e ad impadronirsi dei suoi beni. Inoltre se qualcuno nella lista riusciva a scappare senza essere ucciso, i suoi beni erano comunque espropriati e il patrimonio diviso.
Alla morte di Mario, i Mariani furono guidati da Cinna.
Silla intanto combatteva contro Mitridate e, dovendo tornare a Roma perché la situazione stava degenerando e i suoi sostenitori erano perseguitati, arrivò ad un compromesso, la pace di Dardano dell’85 a.C. Questa stabiliva che Mitridate si sarebbe ritirato dai territori occupati, avrebbe pagato una multa di 2000 talenti e avrebbe consegnato le navi.
Nell’84 a.C. Silla tornò a Roma, ma rimase fuori dalla città per due anni a causa delle lotte tra Mariani e Sillani. Nell’82 a.C. Silla vinse a Porta Collina e, tornato a Roma, fece affiggere le liste di proscrizione contro i Mariani. Quindi, si fece proclamare dittatore a vita, sovvertendo i principi repubblicani. Il suo obiettivo, che cerca di raggiungere diventando dittatore, è comunque quello di salvare Roma. La sua riforma prevedeva:
lo spostamento del pomerium: Silla si ricordava di come era stato per lui marciare armato su Roma superando il pomerium, così decise di spostarlo al Rubiconde;
protezione del Senato: Silla riteneva che la salvezza di Roma fosse nel ridare potere al Senato e quindi agli Optimates. Il numero dei Senatori aumentò fino a 600 ed essi divennero inamovibili, ovvero non potevano più essere estromessi dalla carica, esautorando di fatto la censura. Inoltre restituì loro il potere giudiziario che in parte (la sezione del tribunale che giudicava sul reato di concussione) era stato affidato ai cavalieri da Caio Gracco;
riforma del tribunato della plebe: siccome i tribuni della plebe avevano spesso messo in difficoltà il Senato, Silla pensò di ridurre i loro poteri. Infatti molti dei tribuni non erano plebei, ma aristocratici che con il tribunato cercavano di accattivarsi il favore della plebe, che l’avrebbe sostenuto poi nell’elezione alle cariche del cursus honorum. Con la riforma di Silla, inoltre, ai tribuni venne tolto il diritto di veto e di accedere al cursus honorum;
aggiunta di limiti ai periodi di pausa tra la rielezione ad una stessa carica: per essere eletto console per la seconda volta bisognava che fossero passati almeno 10 anni.
Silla rimase al potere il tempo necessario ad attuare la sua riforma e, dopo 3 anni di dittatura, si ritirò a vita privata nel 79 a.C. L’anno seguente morì.