3 ottobre 2005
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IL POTERE AI GENERALI
Alla morte di Silla, avvenuta nel 78 a.C., la situazione dell’Impero romano era molto difficile.
In Oriente la pace stretta in tutta fretta tra Silla e Mitridate di rivelò non duratura, anche perché Silla non gli aveva inflitto delle pene molto pesanti. Mitridate si era subito risollevato e aveva organizzato per la seconda volta una rivolta contro Roma.
In Spagna si era rifugiato Sertorio, un generale mariano che era scappato da Roma e aveva riunito molti di coloro che erano fuggiti dalla riforma di Silla o erano esuli per evitare le liste di proscrizione. Sertorio, che aveva costituito un governo autonomo, istigò le popolazioni iberiche contro Roma, approfittando del malcontento, e cercò di stringere accordi con Mitridate e i pirati.
Nella penisola italica dilagava il malcontento tra i figli dei proscritti, che erano rimasti senza terre e a cui era negato l’accesso al cursus honorum. Inoltre alcuni proprietari terrieri erano stati espropriati delle terre che erano stata date ai veterani di Silla, mentre i cavalieri erano scontenti perché la riforma di Silla aveva tolto loro il potere giudiziario. La plebe era insoddisfatta per la perdita di potere dei tribuni e infine ci furono delle rivolte fra gli schiavi, il cui arruolamento in tempo di guerra era stato permesso dalla riforma di Mario.
Il primo scontro si verificò in Spagna, dove la guerra fu lunga a causa dell’abilità di Sertorio; fu mandato anche Pompeo che venne però sconfitto. La guerra si concluse solo con l’intervento di Perperna, luogotenente di Sartorio, che avvelenò il generale per prenderne il posto, ma in battaglia fu ucciso e sconfitto. La guerra durò dunque dal 76 a.C. al 71 a.C., quando ci fu la vittoria definitiva.
Intanto in Italia avvenne una devastante ribellione di schiavi guidati da Spartaco. Gli schiavi si unirono e combatterono contro i Romani cercando di fuggire oltre le Alpi. Nel 73 a.C. il Senato sottovalutò la rivolta e mandò poche truppe che furono sconfitte in battaglia a Modena. Avendo vinto, però, gli schiavi si sentirono forti non proseguirono verso le Alpi come avevano deciso, ma tornarono verso Roma. Quindi furono sconfitti dall’esercito guidato da Crasso e sterminati. La repressione delle rivolte degli schiavi si concluse nel 71 a.C.
La situazione sembrava ora più calma.
Nel 70 a.C. furono eletti consoli Crasso e Pompeo, entrambi vincitori: il primo contro gli schiavi e il secondo contro Sertorio, dopo la cui sconfitta Pompeo era anche riuscito a pacificare la Spagna. Crasso era un ricco uomo d’affari. Pompeo era favorevole al Senato, ma sempre attento alle esigenze della plebe, che assumeva un ruolo sempre più importante. Aveva iniziato la sua carriera dalla parte degli aristocratici di Silla, ma era passato ai populares per fare carriera più rapidamente.
Crasso e Pompeo tentarono di modificare la riforma di Silla e di dare spazio a coloro che erano scontenti, in modo da ottenerne il favore. Ridiedero poteri ai tribuni della plebe e parte dei tribunali venne assegnata nuovamente agli equites.
Durante il loro consolato fu governatore della Sicilia Verre, esponente dell’aristocrazia, che amministrava il potere in modo molto violento. Cicerone, che era un homo novus, pronunciò molte orazioni contro i soprusi di Verre e ne ottenne la condanna in tribunale.
Gli unici problemi irrisolti rimasero quindi quelli con Mitridate e i pirati.
Nel 67 a.C. il tribuno della plebe Gabinio promosse una legge straordinaria, la lex gabinia, che incaricò Pompeo di lottare contro i pirati e gli affidò l’imperium proconsolare infinitum: Pompeo aveva potere illimitato su tutto il Mediterraneo e sulle coste fino a 50 miglia all’interno. Il Senato non approvava la legge, ma in questo modo in poco più di un mese Pompeo sconfisse i pirati. Pompeo combatté quindi contro Mitridate, che fu sconfitto in Oriente. Nel 63 a.C. si concluse la guerra contro Mitridate. Pompeo celebrò il trionfo e fu chiamato “magnus”.