5 ottobre 2005

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GIULIO CESARE

In questo periodo il Senato teneva un comportamento molto ambiguo, stando dalla parte di chi lo sosteneva e difendendo comunque l’aristocrazia conservatrice. Pompeo, che era stato dalla parte del Senato all’epoca della guerra contro Sartorio, nel 60 a.C. si ritrovò avversario del Senato, che non aveva accordato il premio che era stato promesso ai suoi veterani.

In questo anno Cesare, Pompeo e Crasso si unirono e formarono il Primo Triumvirato: non si trattava di una carica politica, bensì era un accordo privato tra tre uomini che momentaneamente si trovavano dalla stessa parte contro il Senato. Cesare era sostenuto dai Populares, Crasso dagli Equites e Pompeo dai Populares e dai suoi soldati.

Con il Primo Triumvirato non vennero eliminate le magistrature romane, ma Cesare, Pompeo e Crasso organizzarono la vita politica del futuro. L’anno seguente Cesare ricoprì il consolato con un altro uomo, ma nelle decisioni prevalse sempre lui. Pompeo controllava le province occidentali, mentre Crasso controllava quelle orientali e le vie di comunicazione verso l’Est.

Cesare, dopo esser diventato console, approvò, senza il consenso del Senato, la legge in favore dei soldati di Pompeo. Inoltre assegnò a se stesso il mandato proconosolare per la Gallia di cinque anni, con l’obiettivo di mantenere l’ordine e la pace. La Gallia infatti non era ancora stata conquistata, ad eccezione della regione che corrisponde all’odierna Francia meridionale.

Dell’impresa di Cesare abbiamo una fonte diretta, poiché lui stesso scrisse “Commentarii de bello gallico”, un’opera di sette libri che racconta i 7 anni di guerra. L’opera è scritta in terza persona, quasi Cesare volesse dare obiettività e oggettività alla narrazione.

I Galli resistettero per più tempo: le tribù a sud si arresero quasi subito, quelle settentrionali lottarono più a lungo. Mentre Cesare andava in Britanni, per scoperta e non per conquista, i Galli si unirono al comando di Vercingetorige, ma furono sconfitti definitivamente da Cesare nel 52 a.C. ad Alesia.

Intanto nel 56 a.C. Cesare era tornato in Italia poiché la situazione era mutata già dal 58 ed era possibile che gli accordi tra lui, Pompeo e Crasso non fossero rispettati. Nel 56 a.C. ci fu un incontro a Lucca dove fu allungato il mandato di Cesare in Gallia (la guerra durò 7 anni e non 5 come si era previsto con il primo mandato) e furono ridivise le zone di controllo: Cesare al Nord, Crasso a Est e Pompeo a Ovest, oltre che nella penisola italica.

Nel 53 a.C. Crasso si scontrò con i Parti, un popolo con origini comuni ai persiani, che vinsero a Carre, dove Crasso fu ucciso e le insegne romane furono rubate.

La morte di Crasso ebbe conseguenze molto gravi nel triumvirato. In tre infatti era impossibile che due dei triumviri si schierassero contro l’altro. Senza Crasso le tensioni tra Pompeo e Cesare aumentarono.

Cesare era nel 52 a.C. al massimo della notorietà per la vittoria di Alesia, ma il Senato temeva la sua forza e gli chiese di sciogliere l’esercito e di tornare a Roma come privato cittadino. Nel 49 a.C. invece Cesare superò il pomerium, spostato da Silla sul fiume Rubicone, con l’esercito armato e marciò su Roma, da cui Pompeo e gran parte dei Senatori erano scappati rifugiandosi oltre l’Adriatico sopra l’Epiro. Cesare arrivò quindi a Roma e si assicurò il potere, quindi sconfisse i pompeiani nel 48 a.C. a Farsàlo. A questo punto Pompeo scappò in Egitto sperando di avere l’appoggio del re Tolomeo che invece, sapendo che in una guerra tra lui e Cesare avrebbe sicuramente perso, lo uccise. Cesare, arrivato in Egitto, non fu contento dell’uccisione di Pompeo, come aveva sperato Tolomeo, ma anzi, considerando il gesto del re vile, appoggiò la sorella Cleopatra per la lotta al potere, facendola diventare regina. Nel 45 a.C. Cesare sconfisse definitivamente tutti i pompeiani.