2 dicembre 2005

vedi pag. 36

COSTANTINO

La successione a Diocleziano. Nel 305, attuate tutte le riforme, Diocleziano abdicò, sperando che la trasformazione istituzionale da lui operata desse i suoi frutti e permettesse un passaggio di poteri senza lotte. Tuttavia ciò non avvenne come Diocleziano aveva sperato. Ad Oriente, Galerio, divenuto Augusto, nominò come Cesare Licinio. Ad Occidente, invece, per un breve periodo tornò l’anarchia militare, quindi si delinearono due aspiranti imperatori: Costantino (figlio di Costanzo Cloro, morto in battaglia) e Massenzio. Costantino, che si trovava in Britannia, marciò fino in Italia e sconfisse nel 312 il suo rivale a Ponte Milvio.
Nel 324, per questioni politiche mascherate dalla religione, sconfisse Licinio e riunificò l’Impero.

Costantino e i Cristiani. L’anno seguente alla sua vittoria su Massenzio, nel 313, Costantino aveva promulgato l’Editto di Milano, di cui non ci è arrivata nessuna copia, ma che conosciamo da fonti indirette, che concedeva la libertà di culto a tutti i cittadini dell’Impero. Probabilmente Galerio (per motivi personali) aveva già concesso al libertà di culto e Costantino, in accordo con Licinio, nel 313 si limitò a ratificarlo, più per motivi politici che religioso: all’epoca dell’Editto di Milano non era ancora Cristiano, ma lo diverrà solo molto più tardi, qualche anno prima di morire.
Nel 325 la Chiesa Cattolica (da κατα e ολος, “verso tutti”, quindi “Universale”) Romana si riunì nel Concilio di Nicea per discutere di una questione teologica, legata alla diffusione del culto ariano. Gli Ariani avevano elaborato una teoria molto semplificata riguardo alla figura di Cristo, ritenendolo solo un uomo e un intermediario, non Dio. Il Concilio condannò l’arianesimo come eresia (da αιρεω, “scegliere”, quindi l’eresia era considerata una “scelta” sbagliata”). Il fatto importante di questo Concilio fu la partecipazione dello stesso Costantino, che invece avrebbe dovuto occuparsi solo di questioni laiche, senza entrare nel merito della fede.