2 novembre 2005

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I GENERI LETTERARI DEL TEATRO

I generi letterari del teatro possono essere divisi in tre categorie, in base agli elementi che prevalgono:

1. generi in cui prevale l’utilizzo della parola:

  1. tragedia

  2. commedia

  3. dramma borghese

  4. sacre rappresentazioni medievali

  5. teatro dell’assurdo

  6. farsa

2. generi in cui prevale la gestualità:

  1. mimo

  2. pantomima

3. generi in cui prevale la musica:

  1. commedie musicali

  2. operette

  3. melodramma

La tragedia e la commedia hanno origine nel teatro greco, che raggiunse il suo apice nel V secolo, l’età delle poleis.

A quel tempo non si andava a teatro per divertimento, ma per rispettare un “dovere gradito”: il teatro era infatti anche un luogo di incontro, indispensabile un una società orale dove la vita politica delle poleis avveniva nell’agorà.

Secondo alcuni studiosi il teatro greco è definito come “esperienza globale” per diverse ragioni:

Nel teatro erano coinvolte molte arti: la pittura (per le scenografie), l’architettura (per la costruzione del teatro), la scultura, la musica (immancabile nelle rappresentazioni), la poesia (nei testi teatrali), la danza (il coro che, entrando, danzava).

Il coro entrava danzando guidato dal corifes. In scena si potevano trovare da uno a tre attori che indossavano delle maschere: infatti un personaggio non era rappresentato sempre dallo stesso attore e le maschere contribuivano ad amplificare la voce.

Gli attori indossavano costumi di scena e anche sandali alti per esprimere la grandezza dei personaggi mitologici rappresentati.

Le origini della tragedia

Etimologicamente il termine tragedia deriva da τραγος (capro) e ωιδη (canto). La spiegazione è data da Aristotele nell’opera monca “Poetica”, scritta con l’obiettivo di catalogare tutto ciò che riguarda la letteratura e di spiegarne le origini. Forse l’etimologia è da collegare al fatto che originariamente le tragedie erano organizzate nelle feste di Dioniso, in cui i sacerdoti indossavano maschere da capri.
Aristotele parla di un “ditirambo” che sarebbe alle origini della tragedia, ma non spiega cosa sia: "Sorta dunque da un principio di improvvisazione - sia la tragedia che la commedia, l'una da quella che guidavano il ditirambo, l'altra da coloro che guidavano i cortei fallici che ancora oggi rimangono in uso in molte città - a poco a poco crebbe […]”.

Ad Atene Pisistrato tra il 536 e il 533 a.C. istituì i giochi tragici, che venivano rappresentati in occasione delle feste dionisie tra marzo e aprile. Si trattava di feste che duravano quattro giorni in cui i cittadini andavano a teatro, chi poteva pagando. L’allestimento era affidato al corego, un uomo ricco che si autotassava con la liturgia e si occupava dell’organizzazione, costruendo il teatro (fatto di legno, non durava da un anno all’altro), pagando gli attori ecc.

Gli autori in gara presentavano tre tragedie e un dramma satiresco.

Il genere letterario della tragedia parte da una situazione di squilibrio, cui seguono una scelta sbagliata e la punizione: dopo la morte di gran parte dei personaggi l’ordine viene ricostituito.

Aristotele parla inoltre di una “funzione catartica” della tragedia, in quanto lo spettatore veniva coinvolto profondamente e in un certo senso purificato.