Martedì 20 settembre 2005
"VIA DA NASSIRIYA ALTRI 300 ITALIANI"
ROMA - Il governatore di Nassiriya, Aziz Kadum Aluan Al Aghely, in visita
ufficiale in Italia, ha annunciato che sono stati fatti rientrare 300 militari
italiani e che l'attuale situazione fa ipotizzare un ulteriore parziale ritiro
entro quest'anno. Il governatore ha espresso "gratitudine e apprezzamento" per
il lavoro svolto dai militari italiani, la cui presenza "è ancora necessaria"
nonostante la situazione sul territorio sia sostanzialmente tranquilla. Al
Aghely ha però chiesto che il ritiro sia graduale e vada di pari passo con il
rafforzamento delle forze di sicurezza locali.
Il governatore ha però
chiesto che i militari, considerati amici e fratelli, non abbandonino Nassiriya
prima di aver completato il loro compito ed è stato rassicurato da
sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli: "Siamo intervenuti in Iraq - ha
detto - per aiutare il popolo di questo Paese e ce ne andremo quando il governo
iracheno riterrà conclusa la nostra missione".
All'indomani
dell'intervento militare anglo-americano del marzo 2003 il contingente italiano
in Iraq contava 3.085 uomini, il cui rientro parziale è già iniziato da alcuni
mesi. Lo scorso 5 agosto i 130 fucilieri del San Marco che sono rientrati da
Nassiriya non sono stati sostituiti da altri militari, come avveniva di solito.
Nei mesi scorsi il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva annunciato
una riduzione del 10& dei militari italiani impegnati in Iraq, mentre a Luglio
il Parlamento ha prorogato fino al 31 dicembre la missione italiana in Iraq.
BIELLA, MADRE UCCIDE IL FIGLIO APPENA NATO
BIELLA - Omicidio volontario e occultamento di cadavere. Sono questi i due reati
di cui è accusata la 33enne bulgara che la scorsa notte ha partorito e ucciso
il neonato. Il corpo del bambino è stato nascosto poi in un armadietto della sua
casa di Biella, ma in seguito al parto ha avuto un'emorragia e si è dovuta
recare al pronto soccorso dell'ospedale di Biella, dove i sanitari hanno
scoperto la gravidanza e il parto recenti e hanno informato la polizia. La
scoperta del corpicino morto è stata effettuata dalla Squadra Mobile.
La
donna
è in Italia senza permesso di soggiorno e abitava nell'appartamento di una
famiglia che non si sarebbe mai accorta della gravidanza e non sembra coinvolta
nella vicenda.
Intanto oggi Christine Rainer, la 39enne che lo scorso 9 settembre avrebbe
ucciso a Merano il figlio Julian di 4 anni, è uscita dal reparto di rianimazione
dell'ospedale di Bolzano. La donna era stata ricoverata dopo aver tentato il
suicidio gettandosi dalla finestra del commissariato di polizia nel quale era in
corso l'interrogatorio. Adesso è piantonata nel reparto di ortopedia e dovrà
essere sottoposta ad alcuni interventi per la riduzione delle fratture che ha
riportato nella caduta.
NAPOLI, UCCISA DA UN PUGNO DELLO ZIO
NAPOLI – Una donna 29enne, Rita Musolino, è stata uccisa dallo zio durante una lite nel suo appartamento di Scampia, il quartiere degradato di Napoli tristemente famoso per i numerosi episodi di violenza. La donna sarebbe stata colpita da un pugno all’addome o allo sterno dallo zio Vincenzo, 56 anni, e si è accasciata a terra. Inutile l’intervento dei medici del 118, che al loro arrivo non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Vincenzo Musolino, lo zio della giovane, è stato arrestato e deve rispondere di omicidio preterintenzionale.
GLI USA NON COINVOLGONO RATZINGER NEL CASO DEI PRETI PEDOFILI
ROMA –
La Corte Distrettuale del Texas non si è ancora pronunciata sulla causa civile
contro Benedetto XVI che è accusato di complotto nel coprire le molestie
sessuali di un seminarista contro tre ragazzi. Tuttavia il vice ministro della
Giustizia statunitense Peter Keisler ha bloccato il processo, in quanto il Papa,
in quanto Capo di Stato, gode di immunità giudiziaria e l’avvio della procedura
giudiziaria sarebbe “incompatibile con gli interessi di politica estera degli
Stati Uniti”, che dal 1984 hanno allacciato rapporti diplomatici con il
Vaticano.
Ad
agosto Daniel J. Shea, l’avvocato americano che aveva denunciato Ratzinger
quando era ancora Cardinale, era venuto a Roma invitato dal partito Radicale e
aveva sperato che il Presidente George W. Bush non concedesse a Benedetto XVI
l’immunità diplomatica nel procedimento civile. Oltre al Papa nel processo sono
citati l’arcivescovo Galveston, monsignor Joseph Fiorenza e i sacerdoti Juan
Carlos Patino Arango e William Pickard. Patino è latitante ed era stato accusato
da tre giovani che frequentavano la chiesa di Sales a Houston.
Le accuse al Papa riguardano invece un documento emesso nel 1962 dalla
Congregazione per la Dottrina della Fede: “Crimen Sollicitations” sanciva la
competenza esclusiva della Congregazione su alcuni delitti tra cui la violazione
del Sesto Comandamento (non commettere atti impuri) da parte di un sacerdote su
un minore di 18 anni. Secondo Shea questa pretesa è assurda, in quanto non i
tratta di un peccato ma di un reato. Il Vaticano ribatte che quel documento non
è più in vigore, ma Shea cita una lettera datata 18 maggio 2001 in cui Ratzinger
si riferiva allo stesso documento del 1962 e ne parlava come “in vigore fino a
oggi”. Secondo l’avvocato “questo documento dimostra l’esistenza di una
cospirazione per nascondere questi delitti”, mentre l’accusa sarebbe
“individuale, non legata alla funzione di Prefetto della Congregazione”. Shea è
pronto a dare battaglia nel caso a Ratzinger venga concessa l’immunità per due
ragioni: in primo luogo perché Ratzinger all’epoca non era ancora Capo si Stato
e in secondo luogo perché “riconoscere la Santa Sede come uno Stato sarebbe una
violazione della Costituzione statunitense”, che proibisce le leggi che tutelano
in modo speciale confessioni o organizzazioni religiose.
SCOMPARSO IL "CACCIATORE DI NAZISTI"
VIENNA – E’ morto oggi a 96 anni a Vienna Simon Wiesenthal, storico “cacciatore di nazisti”. Era nato nel 1908 in un paese che allora si trovava in Polonia e oggi è in Ucraina. Laureato in architettura, sfuggì ad alcune “purghe rosse” che costarono però la vita al padre. Durante lo sterminio sistematico degli ebrei che ebbe luogo nel 1941 morì gran parte della sua famiglia e di quella della moglie. Fu catturato due volte (la prima volta riuscì a fuggire) e rinchiuso in vari campi di concentramento. Fu liberato il 5 maggio 1945 dal campo di Mauthausen, in Austria. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale collaborò con la sezione “criminali di guerra” dell’esercito americano e, quando nel 1947 gli Stati Uniti diedero più importanza alla Guerra Fredda, Wiesenthal fondò il Centro Documentazione Storica Ebraica a Linz, in seguto spostato a Vienna. Riuscì a far catturare circa 1100 criminali di guerra nazisti, tra cui uno dei teorici della “Soluzione finale” e l’assassino di Anna Frank. I funerali saranno celebrati venerdì in Israele. A Vienna verrà comunque celebrata una cerimonia funebre nel cimitero cittadino e le bandiere del municipio saranno a mezz’asta.
Simone Storti