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11 giugno 2006

Prosegue tra i prigionieri lo sciopero della fame

GUANTANAMO, SI SUICIDANO TRE DETENUTI

Protesta contro le condizioni di detenzione
Le autorità militari: "Un atto di guerra"

GUANTANAMO (Cuba) – Tre detenuti del super-carcere americano di Guantanamo, due sauditi e uno yemenita,  sono stati trovati morti nelle loro celle. I tre si sarebbero impiccati utilizzando delle lenzuola per protestare contro le condizioni di detenzione all'interno del carcere. Secondo le stime nel carcere di Guantanamo si trovano più di 450 prigionieri, anche se il Pentagono non ha mai fornito dati ufficiali. I detenuti si trovano all'interno del carcere a tempo indeterminato, senza che gli siano mai notificati esattamente i capi d'imputazione.

"ATTO DI GUERRA" - Secondo il comunicato diffuso dalle autorità militari, "due sauditi e uno yemenita che si trovavano a Camp 1 sono stati trovati dalle guardie nelle loro celle quando già non respiravano e non rispondevano più agli stimoli". I militari americani hanno anche assicurato che i corpi saranno trattati con il massimo rispetto nell'osservanza della religione dei prigionieri e che sarà aperta un'inchiesta sull'accaduto. Il contrammiraglio Harry Harris ha affermato inoltre che "non è stato un atto di disperazione ma un atto di guerra da parte dei detenuti".

SCIOPERO DELLA FAME - Intanto sono ancora 18 i detenuti che continuano lo sciopero della fame iniziato una settimana fa da 131 prigionieri per protestare contro le condizioni di detenzione. Lo scorso autunno i prigionieri che portavano avanti un analogo sciopero della fame venivano nutriti a forza con metodi definiti dai medici "barbari e antietici". In quest'occasione l'associazione per la difesa dei diritti umani "Reprieve" denunciò che l’alimentazione forzata "è usata come metodo di tortura, considerate le modalità con cui è attuata".

RICHIESTE DI CHIUSURA - Il mese scorso le Nazioni Unite avevano chiesto la chiusura del carcere, affermando che la detenzione di persone a tempo indeterminato viola il bando internazionale alla tortura. Alla richiesta dell'Onu avevano fatto seguito anche quelle del cancelliere tedesco Angela Merkel, del premier danese Anders Fogh Rasmussen e del ministro della Giustizia britannico Lord Goldsmith. "Vorremmo chiudere Guantanamo, vorremmo che fosse vuoto. Ma ci sono alcuni detenuti che se rimessi in strada costituirebbero un grave pericolo per gli americani e per i cittadini di altri paesi del mondo. Quindi credo che debbano essere processati in tribunali negli Stati uniti" era stata la risposta del presidente americano Bush.

Simone Storti

 
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