Ultimissime     

 

19 gennaio 2005

vedi pag. 62

LE ORIGINI DELLA CIVILTÀ GRECA

Le prime architetture templari

Il tempio dell'età arcaica all'età classica

Le tipologie del tempio greco

Gli ordini architettonici: l'ordine dorico

L'ordine ionico

L'ordine corinzio

La produzione ceramica e la pittura vascolare

La piccola produzione nel periodo di formazione

La scultura arcaica

La decorazione dei frontoni e delle metope del tempio in età arcaica

L'arte figurativa nelle colonie italiote in età arcaica

Templi e stili

Si perdono nel mito e nella leggenda.

Alla fine del II millennio a.C. finisce la civiltà micenea, a causa delle migrazioni dall’Europa settentrionale e orientale verso il Mediterraneo e l’Egeo.

I dori, di origine indoeuropea, si stabiliscono nel Peloponneso: crisi artistica e culturale, forse anche scomparsa della scrittura.

La fusione dei Dori con i micenei diede origine alla fusione culturale che caratterizzò la civiltà ellenica.

Le popolazioni locali si spostarono verso l’Asia Minore spinti dai Dori, con la nascita della cultura ionica. Per questo nell’arte greca sono nate diverse declinazioni espressive: al sentimento naturalistico ionico si contrappose lo stile geometrico, simbolico e astratto continentale.

Già in età arcaica (fine VIII secolo) si possono riconoscere i caratteri portanti della civiltà e dell’arte greche.

  • Importante è il rapporto tra uomo e divinità.

  • L’uomo greco aspira alla conoscenza del mondo (vedi Ulisse) e alla conoscenza di sé stesso.

  • Grande rispetto dell’ambiente naturale: le costruzioni non potevano deturpare il paesaggio ma vi di dovevano adattare.

  • L’arte greca segna una ricerca continua di qualità tecnica e armonia formale. Ciò si riassume con la mimesi, prendendo il meglio della natura e creando un bello ideale.

Periodo della formazione (XI-VIII secolo a.C.): fondamenta dell’arte greca vera e propria
Età arcaica (VIII-V secolo a.C.): definizione degli stili architettonici e scultorei
Età classica (V-IV secolo a.C.): ricerca dell’equilibrio, perfezione delle forme e delle proporzioni
Età ellenistica (IV-I secolo a.C.): ricerca di effetti di maggior realismo

LE PRIME ARCHITETTURE TEMPLARI pag. 64

Le origini del tempio greco pag. 64

Alle origini il tempio serviva solo per proteggere le immagini di culto. Aveva una struttura semplice priva di decorazioni.
Mostrava analogie con il megaron.

Nella sua evoluzione mantenne, come il megaron, la pianta rettangolare, il tetto a spioventi, l’ambiente interno (cella), con accesso dal alto minore attraverso colonne.

I primi presentavano un piccolo portico in facciata. Posti su un basamento di pietra, avevano muri in argilla e colonne in legno (Heraion di Olimpia). Le colonne di legno saranno poi sostituite con colonne in pietra: nel II secolo d.C. Pausania ne trova ancora una in legno.
La colonna, che in età arcaica era un monolite, divenne poi composto attraverso rocchi, pezzi sovrapposti a secco. Il prototipo della colonna in natura è l’albero.

Sempre fissa rimarrà la successione di colonne sormontate dall’architrave. Le decorazioni, invece muteranno, con metope e triglifi successivamente sostituiti dal fregio continuo.

Tra l’VIII e il VII secolo a.C. il tempio si sostituisce definitivamente al santuario domestico.

I rapporti del tempio sono definiti matematicamente, fissati in regole e canoni.

Già nel VII secolo a.C. si dividono gli stili dorico e ionico, che si differenziano nelle proporzioni e nel rapporto tra struttura e decorazione.

Il tempio greco come archetipo architettonico pag. 65

Il tipo del tempio greco rimarrà nella storia dell’architettura un prototipo formale, riferimento per secoli nella progettazione di edifici pubblici.

Tipo: idea di un elemento che deve servire da regola al modello

Modello: riferimento precisamente definito

Il tempio greco è proprio un archetipo. In nessuna versione successiva si cambierà il principio statico, ma saranno le proporzioni e le decorazioni a cambiare.

Il tempio è sempre mantenuto la sua funzione originaria di dimora terrena degli dei.

IL TEMPIO DALL’ETÀ ARCAICA ALL’ETÀ CLASSICA pag. 66

L’elemento architettonico tipico della civiltà cretese fu la città-palazzo, di quella micenea la città-fortezza, in quella greca il tempio.

Tra l’VIII e il VII secolo a.C. il pensiero greco ruota intorno alla ricerca del principio di ordine (cosmos) contro la mutevolezza del relativo (caos).

All’interno di questa ricerca ci fu la ricerca di un edificio che desse l’dea di equilibrio, proporzione e armonia.

Il tempio greco aveva quindi due funzioni: il contatto con la natura sede degli dei e la definizione dello spazio sacro, in cui l’uomo poteva avere un contatto con la divinità.

  • Dall’esterno il tempio ha forme chiare e definite e volume semplice. Non si presenta come una massa chiusa, ma come un tutt’uno con l’ambiente circostante.

  • Non è imponente ma misurabile dallo sguardo.

  • La luce penetra all’interno modulata dalle colonne scanalate che si succedono in ritmo sereno.

  • Il tempio non ha un’organizzazione gerarchica, ma è da osservare nella sua totalità.

  • Ogni elemento, anche il più piccolo, ha una precisa funzione statica. L’unità metrica è il raggio del basamento della colonna.

Gli elementi costitutivi del tempio pag. 66

Tutti i templi greci comprendono la cella (naos) in cui è conservata la statua del dio, accessibile solo ai sacerdoti. La cella è preceduta da un pronao, un vestibolo solitamente a portico. Spesso nella facciata posteriore si apre un opistodomo, il corrispondente posteriore del pronao. L’edificio è circondato da una o due file di colonne, che poggiano sullo stilobate, la parte superiore del crepidoma.

In alto le colonne finiscono con un capitello e sostengono la trabeazione (formata da architrave, fregio e cornice). Sulla trabeazione poggiano le travi in legno del tetto. La facciata si conclude con il frontone, nel quale è compreso il timpano, la parte triangolare che ospita sculture narranti miti legati alla divinità del tempio.

LE TIPOLOGIE DEL TEMPIO GRECO pag. 68

  • Tempio in antis: ha un pronao con due colonne

  • Tempio doppiamente in antis: ha pronao e opistodomo con due colonne

  • Tempio prostilo: ha pronao con quattro colonne

  • Tempio anfiprostilo: ha pronao e opistodomo con quattro colonne

  • Tempio periptero: tempio doppiamente in antis circondato da un colonnato

  • Tempio diptero: tempio doppiamente in antis circondato da due file di colonne

  • Tempio a tholos: circolare, circondato da colonne

  • Tempio monoptero: corona circolare di colonne priva di naos

GLI ORDINI ARCHITETTONICI: L’ORDINE DORICO pag. 69

L’ordine dorico, utilizzato a partire dal VII secolo a.C., è il più antico e si diffuse nel Peloponneso, nella Magna Grecia e in Sicilia. Venne applicato solo all’architettura templare. Ha forma austere e massicce.

  • Le colonne sono prive di base e appoggiate direttamente sullo stilobate. Al crepidoma di accede tramite dei gradini o, talvolta, una breve rampa.

  • Il fusto della colonna è rastremato verso l’alto. Imoscapo = parte inferiore della colonna. Sommoscapo = parte superiore della colonna.

  • Ad un terzo della colonna c’è un’entasi, ovvero un rigonfiamento.

  • La colonna ha, per tutta la sua lunghezza, scanalature curvilinee, incise dopo la messa in opera della colonna stessa.

  • Al sommoscapo il fusto presenta il collarino, una serie di incisioni orizzontali. La parte superiore della colonna è il capitello.

  • Il capitello è più grande del collarino, su cui si appoggia.

  • Su tutti i capitelli poggia la trabeazione, formata dall’epistilio (architrave priva di cornice), dal fregio e dalla cornice.

  • Il fregio è formato da metope (originariamente in terracotta e successivamente in pietra o marmo, dapprima lisce e quindi dipinte o scolpite con figure mitologiche) e triglifi (presentano quattro scanalature verticali).

  • La cornice è molto sporgente per proteggere il fregio sottostante.

  • Il timpano, delimitato dagli spioventi del tetto e dalla trabeazione, ha forma triangolare ed è decorato con statue, rilievi o, raramente, con dipinti.

  • Lungo le pareti delle antefisse scolpite coprono l’inizio delle travi.

La misura di riferimento per la costruzione del tempio è il raggio all’imoscapo della colonna.

Templi dorici in Grecia pag. 71

Un esempio dell’architettura templare dorica arcaica è l’Heraion (tempio dedicato ad Era) di Olimpia, del VII secolo a.C.

A pianta periptera esastila (circondato da una fila di colonne, 6 sul lato più corto), ha forma molto allungata.

Un esempio dell’architettura templare dorica matura è il Tempio di Apollo a Corinto, del VI secolo a.C.

Domina sull’agorà della città e presenta anch’esso una pianta allungata. È caratterizzato dalla mole delle colonne, alte più di sei metri, e dall’alto stilobate.

I templi della Magna Grecia pag. 71

L’architettura in Magna Grecia e in Sicilia si differenzia da quella della madrepatria. I templi, alcuni ben conservati, sono un esempio dell’architettura dorica tra il VI e il V secolo a.C.

Sono più imponenti e spaziosi, quasi sempre peripteri.

La cella è più stretta ed è arretrata sul fondo. In questo modo si accentua la profondità del pronao, con due file di colonne. Il naos era posto a conclusione di una via sacra.

Sullo sfondo della cella c’è anche l’adyton. Le colonne sono più massicce di quelle della madrepatria, con un’entasi più pronunciata e i capitelli schiacciati.

Il calcare utilizzato come materiale costruttivo dava all’insieme un tono caldo e luminoso e talvolta veniva protetto con dello stucco o dell’intonaco, a causa della fragilità del materiale stesso.

Nella valle del Sele a Poseidonia (Paestum), fondata nel VII-VI secolo a.C. da coloni di Sibari, ci sono le rovine di tre templi monumentali, che sono esempi dell’ordine dorico dagli inizi alle successive modifiche. La Basilica (530-520 a.C.), un tempio dedicato ad Hera, ha proporzioni della pianta maggiori dei dell’Heraion di Olimpia e degli altri templi greci coevi. Tuttavia ha colonne corte, molto rastremate.

Gli elementi di sostegno sembrano quindi schiacciati dal peso della trabeazione e del tetto. Il tempio era molto imponente, mentre la cella era divisa in due navate. La cornice era in terracotta, dipinta e con doccioni a forma di leone. Anche il tempio di Nettuno del V secolo a.C. è molto imponente. Le colonne, molto massicce, sono alte quasi nove metri. Alcuni accorgimenti visivi lo rendono equilibrato nonostante le dimensioni maestose.

In Sicilia, a differenza della Grecia, non furono mai messe statue sui frontoni.

Selinunte vantava otto templi, di cui cinque sull’acropoli. Agrigento aveva numerosi templi sull’acropoli e nella Valle dei Templi. Presso l’agorà c’era anche l’Olympeion, dedicato a Zeus. Questo templi, del V secolo a.C., non fu mai completato. Invece della peristasi presentava semicolonne doriche del diametro di 4 metri addossate ad un muro perimetrale.

L’ORDINE IONICO pag. 73

Nel VI secolo a.C. si sviluppò in Asia Minore e si diffuse nelle isole egee, nell’Attica e nella Magna Grecia.

Le sue forme sono più armoniose e leggere rispetto a quelle doriche.

  • La colonna ionica è alta 8-9 volte il diametro di base. Inoltre è priva di entasi e la rastremazione del fusto è minore, mentre presenta più scanalature rispetto all’ordine dorico.

  • La colonna poggia su una propria base e non direttamente sul crepidoma come quella dorica.

  • In età classica si diffonde la base attica, composta dai due tori e dal trochilo.

  • L’elemento più elaborato è il capitello. L’echino presenta della volute spiraliformi ai quattro angoli parallele fra loro a due a due. Dal 430 a.C. si cominciano ad usare le volute diagonali, ruotate di 45°, per risolvere il problema dei capitelli d’angolo. Nella parte inferiore il capitello presenta degli ovoli.

  • La trabeazione è formata da architrave (tre fasce piane di uguale altezza), fregio (continuo, si sviluppa per tutto il perimetro del tempio) e cornicione (adornato da piccoli elementi decorativi, i dentelli).

I principali templi ionici del Tardo arcaismo pag. 74

I templi ionici in Grecia o nelle colonie non si sono ben conservati. Sono pochi i resti dell’Heraion di Samos, città delle Cicladi, edificato tra il 570 e il 560 a.C. era diptero octastilo. Le colonne, slanciate e altissime, lo facevano apparire maestoso ed elegante. Il Tesoro di Sifni, nel santuario di Delfi dedicato ad Apollo, è del 526-525 a.C. Non è un tempio vero e proprio, ma un thesaurus, in cui erano posti i doni votivi alle divinità. Aveva pianta in antis, ma due cariatidi sostituivano le colonne centrali. Le pieghe delle vesti svolgevano la stessa funzione delle scanalature delle colonne. Interessanti sono le sculture a rilievo del fregio continuo e del frontone. In età classica l’ordine ionico fu utilizzato per i templi ma anche per edifici monumentali e rappresentativi più piccoli.

L’ORDINE CORINZIO pag. 75

L’ordine corinzio di è diffuso nel V secolo a.C. Il trattatista romano Vitruvio lo considerò una variante di quello ionico, perché il capitello a foglie d’acanto era presente anche su colonne in stile ionico. Inoltre i due ordini hanno in comune il fregio continuo. I trattatisti rinascimentali lo differenziarono da quello ionico non solo per le forme ma anche per le proporzioni.

Il capitello corinzio è formato da una duplice fila di foglie d’acanto attorno all’echino. La base si eleva su un plinto. Trabeazione, cornice e timpani sono simili all’ordine ionico.

L’ordine corinzio ebbe grande fortuna in età ellenistica, anche perché erano possibili numerose varianti che erano adatte alla fantasia degli architetti.

LA PRODUZIONE CERAMICA E LA PITTURA VASCOLARE pag. 76

Lo stile protogeometrico pag. 76

Si è sviluppato in Attica nel XI secolo a.C. e mostra dei tratti comuni con la ceramica micenea. I vasi dei secoli X e IX a.C. hanno forme essenziali. Le decorazioni si adattano alle forme dei vasi e si limitano ad alcune parti del vaso.

Lo stile geometrico pag. 76

Si sviluppò nel IX secolo a.C. Le decorazioni occupano tutta la superficie del vaso. Le forme sono più complesse e si differenziano in base agli usi. Nell’VIII secolo a.C. vengono introdotte scene figurate con uomini e cavalli. Un fenomeno molto importante di questo periodo è l’avvento della cremazione invece della tumulazione. Diventano importanti i ritrovamenti nelle necropoli, perché le cenere dei defunti erano accompagnate da anfore per le donne o crateri per gli uomini. In una delle necropoli ateniesi è stata rinvenuta l’Anfora del lamento funebre.

Lo stile orientalizzante pag. 77

Nella seconda metà dell’VIII secolo a.C. lo stile geometrico viene superato con figure vegetali e animali. Nello stile protocorinzio si affermano presenze inquietanti, come creature mostruose e animali fantastici. I vasi di questo stile ebbero fortuna e si diffusero rapidamente in tutto il mediterraneo. Nel VII secolo a.C. le figure diventano più vivaci dal punto di vista dei colori e raccontano sempre più episodi mitologici. Alla fine del secolo tornano i temi orientali, trattati con astrazione e allo stesso tempo attenzione al dettaglio, anche se ripetitivamente, con l’affermazione dello stile corinzio. Comincia l’applicazione della tecnica a figure nere, che sarà diffusa nel VI secolo a.C.

Nella metà del VII secolo a.C. tornano i ceramisti attici, che si ispirano allo stile orientale, sviluppando lo stile protoattico.

LA PICCOLA PRODUZIONE NEL PERIODO DI FORMAZIONE pag. 79

Nel periodo di formazione i primi esempi di scultura sono di piccole dimensioni, perché solo in età arcaica si svilupparono le statue monumentali. È una produzione soprattutto votiva realizzata in materiali vari. Importanti sono le produzioni in bronzo di Olimpia, sede di un santuario a cui confluivano le opere di altri centri di produzione. Molto schematiche, generalmente rappresentano figure umane o animali come cavalli o tori.

LA SCULTURA ARCAICA pag. 79

In età arcaica la scultura era legata al culto e all’ornamento dei templi, le statue erano collocate nei frontoni e nelle celle.

Fin dal VII secolo a.C. l’interesse è concentrato sulla figura umana, vista dall’uomo come la perfezione ideale divina.

Le statue riproducono uomini (kouroi) e donne (korai) con posa stabile e sguardo e sorriso fissi. Le forme ricordano le colonne dei templi. Kouroi e korai sono probabilmente statue di offerenti o defunti, rappresentati in una condizione di atemporalità.

La statuaria monumentale conincide con l’affermazione del nudo eroico, differenziandosi dalle altre tradizioni artistiche, poco interessate allo studio anatomico e che concepiscono il corpo in un tutt’uno con il vestito. La produzione arcaica è detta “dedalica” perché ne era attribuita l’invenzione a Dedalo (=artefice ricco di ingegno).

Le statue arcaiche sembrano risentire dell’influenza cretese e cicladica, che già prendevano spunto dalla tradizione monumentale egiziana. La Dama di Auxerre è cretese. Le parti del corpo sono tornite e definite con masse regolari, suddivise dall’alta cintura in vita. Il volto triangolare incorniciato dalle trecce ricorda le statue egiziane. Già qui emerge la plasticità della produzione arcaica, le cui statue erano scolpite secondo i quattro piani principali, corrispondenti alle visuali dello spettatore.

I volti della produzione arcaica sono caratterizzati dal “sorriso arcaico”, che molto probabilmente non esprimeva serenità interiore, ma il risultato della tendenza a descrivere la testa in piani ortogonali, con il tentativo di portare su piani ortogonali le forme curvilinee della bocca.
In età arcaica si cominciano ad avere documentazioni sugli artisti, che iniziano a firmare le opere.

La scultura dorica pag. 80

Si sviluppa tra il VII e il VI secolo a.C. con origine nel Peloponneso. Ricorrente è la figura umana maschile, mentre le statue sono in posizione stante, con le braccia allineate al corpo e i pugni serrati, l’avanzare della gamba sinistra accenna una piccola volontà di moto.

Sono austere, con una sovrumana calma interiore.

Le figure massicce ricordano la coeva architettura dorica.

A questa corrente appartiene la coppia di kouroi di Polymedes di Argo, rappresentate due fratelli. Il punto di osservazione è frontale, poiché da qui si coglie la loro immobile severità. Le teste non sono proporzionate ai corpi. La maggiore mancanza di aderenza alla realtà è la tendenza a segnalare le parti del corpo con linee incise. I dati anatomici sono tradotti in andamenti geometrici.

La scultura ionica pag. 81

Le statue ioniche erano caratterizzate da superfici continue prive di spigoli, con proporzioni verticali e leggere. Due degli esempi più importanti di scultura ionica sono il Kouros di Melos e l’Hera di Samo, raffigurante la stessa dea o una fanciulla offerente ad una processione; la forma è statica. Il corpo cilindrico ricorda una colonna.

La scultura attica pag. 82

Lo stile attico comprende molte opere realizzate ad Atene dal VI secolo a.C. Atene ebbe un ruolo importante nel panorama artistico ellenico: le opere trovate nella “colmata persiana” testimoniano la ricchezza e la varietà delle opere del tempo. Nella colmata gli Ateniesi seppellirono le opere d’arte profanate dai Persiani (480-479 a.C.): per questo molte opere ci sono arrivate in un buono stato di conservazione.

Le sculture attiche sono molto idealizzate e mostrano superfici levigate. Esemplificativo dello stile è il Moskophoros (moschos=vitello, phoros=portatore), la più antica statua rinvenuta sull’Acropoli di Atene.

È un offerente o un atleta con il premio di gara. Le zampe dell’animale e le braccia dell’uomo che lo porta formano una X.

A differenza dei kouroi dorici o ionici l’uomo è coperto parzialmente da un mantello, evidenziando i tratti anatomici, come un’anticipazione del “panneggio bagnato” .

La statua è realizzata in marmo delle Cicladi e aveva in origine gli occhi in materiale riflettente.

LA DECORAZIONE DEI FRONTONI E DELLE METOPE DEL TEMPIO IN ETÀ ARCAICA pag. 83

Nei fregi e nei frontoni dei templi erano narrati gli episodi mitologici, con lo scopo di farli conoscere a tutti. Le figurazioni erano narrative, poiché la concezione naturalistica era naturalistica ed antropomorfa. Avevano anche un valore rituale, poiché era sempre ripetuto il mito antico. Bisognava tradurre in comunicazione accessibile a tutti la parte del tempio, la cella, accessibile solo ai sacerdoti.

La decorazione e la struttura pag. 83

Le decorazioni erano ospitate sui frontoni e i fregi.

Il fregio dorico era caratterizzato dall’alternarsi di metope e triglifi, mentre il fregio ionico era continuo. Le sculture erano legate alla struttura del tempio. Le metope doriche, ad esempio, si collegano al sistema ritmico verticale (metopa, capitello, fusto). Originariamente le metope non erano scolpite. Solo dal VI secolo a.C. comparvero le prime sculture. Nelle metope c’era il contrasto tra rosso e blu, mentre le statue del frontone erano chiare su un fondo blu.

Le figure poste nel frontone dovevano adattarsi alla forma di triangolo isoscele determinato dagli spioventi del tetto.

In età arcaica il problema è risolto non rispettando le proporzioni delle figure. Non avevano ancora una funzione narrativa, ma una funzione simbolica.

Questa soluzione fu adottata nel tempio dorico di Artemide a Corfù, del VII-VI secolo a.C.

Il frontone occidentale del tempio di Artemide a Corfù pag. 84

Le figure, disposte simmetricamente, non hanno proporzioni corrette.

Al centro la figura di Medusa è posta a guardia dell’edificio. Ai suoi lati ci sono simmetricamente Pegaso e Crisaore. Altre figure si succedono in scala diversa verso l’esterno e sono un insieme privo di coerenza compositiva. Le posizioni e le dimensioni sono dettate solo dalla forma della cornice. Dopo due grosse pantere ci sono piccole figure che richiamano due episodi dei miti delle origini. A destra Zeus trafigge un gigante, a sinistra c’è la morte di Priamo.

L’ARTE FIGURATIVA NELLE COLONIE ITALIOTE IN ETÀ ARCAICA pag. 85

Le colonie della Magna Grecia e della Sicilia, sorte tra l’VIII e il V secolo a.C., crebbero di importanza fino a superare talvolta le città di origine.
Si sviluppò una produzione artistica originale, in parte autonoma da quella della madre patria. Importanti sono le statue bronzee, anche se ne sono rimaste poche perché successivamente si è riutilizzato il materiale. È una produzione internazionale.

Diffusi sono i reperti fittili. Non ci fu un centro di produzione artistica e di diffusione di modelli, ma molte città si distinsero per l’originalità dei manufatti.

Interessanti sono le metope in terracotta dei templi di Selinunte. Nel tempio C si trovano esemplari del 575-550 a.C.

La metopa che raffigura la Quadriga di Apollo accanto ad helios e Selene ha un accentuato plasticismo. La disposizione delle figure si adatta bene alla forma della metopa. L’insieme era vivace e forse lo era ancora più quando le figure colorate si stagliavano sul fondo bianco. È questo il segno distintivo dell’ambiente greco-italico.

TEMPLI E STILI

  • Heraion di Olimpia (VII secolo a.C.) dorico

  • Tempio di Apollo a Corinto (VI secolo a.C.) dorico

  • Basilica di Poseidonia, Magna Grecia (530-520 a.C.) dorico

  • Tempio di Nettuno, Magna Grecia (V secolo a.C.) dorico

  • Olympeion di Agrigento, Magna Grecia (V secolo a.C.) dorico

  • Heraion di Samos, Cicladi (570-560 a.C.) ionico

  • Tesoro dei Sifni, santuario di Delfi (526-525 a.C.) ionico

 
 "Somis - il nuovo portale"  www.somisweb.net somis@somisweb.net. Il sito è Copyleft: la riproduzione dei materiali presenti in questo sito è libera e incoraggiata, purché siano citati la fonte e gli autori e sia aggiunto il link al sito. Leggi il disclaimer.